I giovani Jamal (Jamal Udin Torabi) ed Enayat (Enayatullah), profughi afghani in un centro di accoglienza in Pakistan, scelgono d'intraprendere, in condizione di clandestinità, un viaggio rischioso e dagli esiti incerti attraverso il Medio Oriente e l'Europa, allo scopo di raggiungere Londra e coltivare la speranza di una vita migliore. A metà tra documentario e finzione cinematografica, il film di Michael Winterbottom si propone, centrando l'obiettivo, di rappresentare con estremo realismo stilistico e contenutistico un episodio simbolico della vita di una cospicua fetta della popolazione mondiale. Un'odissea moderna, messa in scena senza filtri e senza una vera e propria sceneggiatura, attraverso riprese dirette e una successione degli eventi in tempo quasi reale, capaci di descrivere al meglio il tentativo di Jamal e Enayat di sfuggire alla propria condizione di povertà e raggiungere il miraggio di una vita agiata in Occidente. Winterbottom si affida a un cast di non professionisti e mantiene i dialoghi in lingua originale, avvicinando lo stile della propria narrazione a una sorta di tecnica del pedinamento zavattiniana e trovando una contaminazione che è la chiave per sviscerare la dilagante piaga della miseria e dell'emarginazione. Una vicenda di stretta e drammatica attualità, valida sia come spunto di riflessione, sia come esperienza filmica di non semplice fruizione, ma stimolante e, soprattutto, coraggiosa. Scritto da Tony Grisoni; musiche di Dario Marianelli, fotografia di Marcel Zyskind. Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 2003.