Crimes of the Future
Crimes of the Future
2022
Paesi
Canada, Francia, Grecia, Gran Bretagna
Generi
Fantascienza, Horror
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
David Cronenberg
Attori
Viggo Mortensen
Léa Seydoux
Kristen Stewart
Scott Speedman
In un futuro non troppo lontano, la specie umana sta ancora imparando ad adattarsi a un ambiente sintetico, che provoca nel corpo varie mutazioni. Gli esseri umani, infatti, sono stati portati oltre il loro status naturale e ora devono affrontare delle trasformazioni e delle metamorfosi, che alterano la loro stessa composizione biologica. Saul Tenser (Viggo Mortensen), un noto artista performativo, ha abbracciato a pieno questa nuova situazione, mostrando pubblicamente in alcune esibizioni i cambiamenti che avvengono negli organi interni del suo corpo.
Si apre con l’immagine di un relitto Crimes of the Future, ritorno dietro la macchina da presa per David Cronenberg a otto anni di distanza dal precedente Maps to the Stars. Un relitto che rappresenta indubbiamente un’umanità arrivata al capolinea e pronta (costretta?) a rinascere in una nuova carne: un superamento dell’umano, quest’ultimo, che passa anche dal mangiare la plastica come unica chiave possibile per poter metabolizzare e sopravvivere in quel nostro presente che l’umanità ha reso una discarica a cielo aperto. Quel relitto abbandonato, però, è anche (parte) di quel cinema di Cronenberg del passato («siamo obsoleti», dicono i due personaggi principali in un momento chiave della pellicola) che torna a pulsare in questa nuova veste, ibridata con i suoi lungometraggi più recenti. Crimes of the Future (titolo omonimo di uno dei primi “esperimenti” di Cronenberg, datato 1970) è un’operazione in cui il regista canadese unisce il body horror della prima parte della sua carriera con l’attenzione alla parola e gli spunti teorici dei suoi film immediatamente precedenti, dando vita a una sorta di sintesi di tutta quanta la sua filmografia. Si passa naturalmente anche da “titoli in mezzo” come Videodrome, Crash e eXistenZ, richiamati in maniera esplicita in un film che parla della chirurgia come nuova forma di sessualità e di un mondo in cui si cerca di ritrovare, anche attraverso il passaggio del dolore, un nuovo equilibrio tra corpo e tecnologia. Riflessioni teoriche importanti in un film che fatica però non poco a trasmetterle con il giusto coinvolgimento: Crimes of the Future funziona più di testa che di cuore, rivelandosi una pellicola che, paradossalmente, risulta troppo cerebrale e poco carnale. Se questo si riscontra nei lunghi dialoghi della seconda parte, di tutt’altra natura sono le estremamente affascinanti performance realizzate dai due protagonisti: Cronenberg spinge forte sul versante della carnal art, con riferimenti espliciti a nomi fondamentali in questo senso come Stelarc (artista che si è fatto impiantare anche un terzo orecchio) o Orlan (le protesi sulla fronte del personaggio di Léa Seydoux sembrano un omaggio). Ed è proprio in queste scene che il film si libera di eccessive sovrastrutture nel voler spiegare anche troppo le riflessioni proposte, per puntare su un cinema puro, in cui basta il corpo per poter comunicare. Nella passione vissuta dal protagonista, che si chiude con un’immagine che rimanda al capolavoro di Carl Theodor Dreyer su Giovanna D’Arco, sta tutto il senso di un’evoluzione perenne e inevitabile, aldilà di coloro che cercano di fermarla. E, nonostante tutto, questa evoluzione il cinema di Cronenberg l’ha sempre avuta: Crimes of the Future crea così un nuovo tassello della sua opera, andando ancora avanti e alla ricerca di una sintesi (impossibile?) tra il suo cinema delle origini e quello del decennio precedente, tra l’organico del passato e il sintetico del nostro presente. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, dove ha diviso critica, pubblico e addetti ai lavori.
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