Cyrano (Peter Dinlage), vitale e scontroso spadaccino perennemente in bolletta, è fermamente convinto che il suo aspetto fisico non lo renda degno dell'amore della sua dama, Roxanne (Haley Bennet). Così, quando la giovane cade preda del fascino del buono e ingenuo Christian (Kelvin Harrison Jr.), Cyrano decide, suo malgrado, di aiutare l'inetto rivale in amore...

Nono lungometraggio di Joe Wright, apprezzato regista londinese dal tocco felice per le opere in costume, Cyrano parte da una sostanziale quanto rivoluzionaria omissione rispetto alla leggendaria commedia teatrale di Edmond Rostand: l'iconico naso lunghissimo dello spadaccino protagonista viene di fatto eliminato. Al suo posto, ecco un'altra disparità fisica: il nanismo, unica eccezione che conferma la regola della fedeltà al testo di partenza. Girato prevalentemente in Sicilia, Cyrano si conferma l'ennesimo picco di maturità di un autore che, quando si trova a confronto con la grande letteratura, appare inadatto al fallimento. Ancora una volta, Wright padroneggia con buona mano ogni reparto della sua troupe, dai sontuosi costumi del nostro Massimo Cantini Parrini alla fotografia di Seamus McGarvey, dalle incredibili coreografie calibrate al secondo a una direzione degli attori da vero maestro. La storia si muove come da programma, con il celebre triangolo fra i protagonisti e la lotta a suon di parole e colpi di spada da parte del cadetto francese per conquistare, attraverso una doppia identità mal sopportata, il cuore di Roxanne. Il resto dell'opera è un autentico trionfo visivo che, per oltre metà film, non perde mai un minuto di ricchezza barocca e scenografica, andando a confrontarsi (a ragione) con un finale contrassegnato da un'intima e inaspettata regia minimalista: una volta che si realizza l'impossibilità di un amore solamente sfiorato, rimane un fievole canto dettato da uno struggente rimpianto. Cambiando le regole e rispettando i canoni, Joe Wright riesce nell'impresa.