Da 5 Bloods – Come fratelli
Da 5 Bloods
2020
Netflix
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
154 min.
Formato
Colore
Regista
Spike Lee
Attori
Chadwick Boseman
Delroy Lindo
Clarke Peters
Norm Lewis
Isiah Whitlock Jr.
Jonathan Majors
Jean Reno
Paul Walter Hauser
Jasper Pääkkönen
Mélanie Thierry
Quattro veterani afroamericani, sopravvissuti alla guerra del Vietnam, tornano nella giungla dove avevano combattuto quasi cinquant’anni prima. Il senso del viaggio è quello di ritrovare i resti del loro caposquadra caduto in battaglia (Chadwick Boseman) e un tesoro sepolto che gli permetterebbe di arricchirsi facilmente.
Come spesso avvenuto nel corso della sua carriera, compreso per il precedente BlacKkKlansman, Spike Lee ama tornare nel passato per parlare del presente, con diversi riferimenti all’America di Trump e alle continue forme di razzismo subite dalle persone di colore negli Stati Uniti. Da 5 Bloods è un film sul legame tra i “fratelli” afroamericani, che va avanti e indietro nel tempo, dedicando la stragrande maggioranza della sua lunga durata al tempo presente, ma con numerosi passaggi ai momenti della guerra in Vietnam e il classico utilizzo di materiale di repertorio e didascalie in cui si ascoltano le voci di personaggi di ieri per parlare dell’oggi (tra questi, non possono mancare Martin Luther King e Malcolm X, e il film è aperto da un discorso Muhammad Ali, che pagò in prima persona il suo esporsi contro la guerra del Vietnam). Forse è proprio su questo versante dei salti temporali che Spike Lee esagera con le differenze stilistiche, puntando su cambi di formato decisamente troppo vistosi e forzati, tanto da apparire non necessari. La sovrabbondanza della messinscena, in ogni caso, diventa una traccia stilistica che ha anche diversi pregi nel corso della visione, a partire dai monologhi rivolti alla cinepresa di uno straordinario Delroy Lindo, che regala la prova più intensa della sua intera carriera, per arrivare alle sequenze belliche che strizzano apertamente l’occhio alla blaxploitation e ai suoi stilemi. Ci mette anche un po’ a carburare, Da 5 Bloods, anche per alcuni passaggi narrativi decisamente di troppo nelle sue oltre due ore e mezza di durata, ma in maniera piuttosto sorprendente il regista alla fine riesce a portare a casa il risultato, firmando una pellicola che cresce alla distanza, sa emozionare e parlare con forza a più generazioni, usando il dispositivo del cinema d’avventura per approfondire temi più profondi come ne Il tesoro della Sierra Madre (1948) di John Huston, modello dichiarato del regista, ma il film rimanda anche a Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Distribuito da Netflix negli stessi giorni in cui l’America esplodeva di rabbia per la morte del cittadino di colore George Floyd per mano di un poliziotto, è un film umanissimo e militante, imperfetto ma ugualmente vitale e capace di scuotere. Oltre alla grande performance di Lindo, da segnalare anche il notevole lavoro del resto del cast, nel quale trovano posto anche gli attori francesi Jean Reno e Mélanie Thierry, nei panni di due europei dalla moralità tutt’altro che granitica, portatori insani dei fantasmi del colonialismo e delle sue ipocrisie e miserie. Ottime musiche di Terence Blanchard, ma la colonna sonora coinvolge anche per come utilizza la magnifica voce di Marvin Gaye. Netflix, in origine, avrebbe cercato di convincere Spike Lee a non girare i flashback in pellicola 16mm per non far lievitare troppo il budget, mentre il cast originale, nelle intenzioni del regista, avrebbe dovuto schierare Giancarlo Esposito, Denzel Washington e Samuel L. Jackson.
Come spesso avvenuto nel corso della sua carriera, compreso per il precedente BlacKkKlansman, Spike Lee ama tornare nel passato per parlare del presente, con diversi riferimenti all’America di Trump e alle continue forme di razzismo subite dalle persone di colore negli Stati Uniti. Da 5 Bloods è un film sul legame tra i “fratelli” afroamericani, che va avanti e indietro nel tempo, dedicando la stragrande maggioranza della sua lunga durata al tempo presente, ma con numerosi passaggi ai momenti della guerra in Vietnam e il classico utilizzo di materiale di repertorio e didascalie in cui si ascoltano le voci di personaggi di ieri per parlare dell’oggi (tra questi, non possono mancare Martin Luther King e Malcolm X, e il film è aperto da un discorso Muhammad Ali, che pagò in prima persona il suo esporsi contro la guerra del Vietnam). Forse è proprio su questo versante dei salti temporali che Spike Lee esagera con le differenze stilistiche, puntando su cambi di formato decisamente troppo vistosi e forzati, tanto da apparire non necessari. La sovrabbondanza della messinscena, in ogni caso, diventa una traccia stilistica che ha anche diversi pregi nel corso della visione, a partire dai monologhi rivolti alla cinepresa di uno straordinario Delroy Lindo, che regala la prova più intensa della sua intera carriera, per arrivare alle sequenze belliche che strizzano apertamente l’occhio alla blaxploitation e ai suoi stilemi. Ci mette anche un po’ a carburare, Da 5 Bloods, anche per alcuni passaggi narrativi decisamente di troppo nelle sue oltre due ore e mezza di durata, ma in maniera piuttosto sorprendente il regista alla fine riesce a portare a casa il risultato, firmando una pellicola che cresce alla distanza, sa emozionare e parlare con forza a più generazioni, usando il dispositivo del cinema d’avventura per approfondire temi più profondi come ne Il tesoro della Sierra Madre (1948) di John Huston, modello dichiarato del regista, ma il film rimanda anche a Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Distribuito da Netflix negli stessi giorni in cui l’America esplodeva di rabbia per la morte del cittadino di colore George Floyd per mano di un poliziotto, è un film umanissimo e militante, imperfetto ma ugualmente vitale e capace di scuotere. Oltre alla grande performance di Lindo, da segnalare anche il notevole lavoro del resto del cast, nel quale trovano posto anche gli attori francesi Jean Reno e Mélanie Thierry, nei panni di due europei dalla moralità tutt’altro che granitica, portatori insani dei fantasmi del colonialismo e delle sue ipocrisie e miserie. Ottime musiche di Terence Blanchard, ma la colonna sonora coinvolge anche per come utilizza la magnifica voce di Marvin Gaye. Netflix, in origine, avrebbe cercato di convincere Spike Lee a non girare i flashback in pellicola 16mm per non far lievitare troppo il budget, mentre il cast originale, nelle intenzioni del regista, avrebbe dovuto schierare Giancarlo Esposito, Denzel Washington e Samuel L. Jackson.
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