La dama rossa uccide sette volte
1972
Paesi
Italia, Rft
Generi
Thriller, Horror
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Emilio P. Miraglia
Attori
Barbara Bouchet
Ugo Pagliai
Marina Malfatti
Rudolf Schündler
Maria Pia Giancaro
Baviera, 1972. Il mistero della Dama Rossa e della Dama Nera, un'inquietante quanto sanguinosa leggenda legata alla discendenza dei Wildenbrück, sembra rinnovarsi quando, alla morte dell'anziano Tobias Wildenbrück (Rudolf Schündler), si manifesta una misteriosa presenza femminile che inizia a compiere una serie di efferati omicidi. In attesa di impossessarsi dell'eredità, si trovano coinvolte nella spirale di violenza Franziska Wildenbrück (Marina Malfatti) e la cugina Ketty Wildenbrück (Barbara Bouchet), segnata dal trauma di aver ucciso accidentalmente l'odiata sorella Eveline alcuni anni prima...
Raffazzonato e sgangherato thriller che cerca di unire velleità da horror gotico e impianto tipico del giallo da esportazione made in Italy degli anni '70. Il risultato è un improponibile mistery che non funziona né in una direzione né nell'altra, capace di esaltare (forse) solo i più accaniti adepti dei B-movie nostrani. Le false piste risultano ridicole e la vicenda procede a tentoni tra un ammazzamento e l'altro, lesinando (purtroppo) anche nel mostrare le grazie delle protagoniste. Lo spunto avrebbe avuto anche una sua dignità se non fosse stato buttato alle ortiche da una rozza sceneggiatura (del regista e Fabio Pittorru) incapace di proporre il minimo colpo di scena. Si salva solo l'atmosfera decadente del castello bavarese. Finale ridicolo. Musiche di Bruno Nicolai.
Raffazzonato e sgangherato thriller che cerca di unire velleità da horror gotico e impianto tipico del giallo da esportazione made in Italy degli anni '70. Il risultato è un improponibile mistery che non funziona né in una direzione né nell'altra, capace di esaltare (forse) solo i più accaniti adepti dei B-movie nostrani. Le false piste risultano ridicole e la vicenda procede a tentoni tra un ammazzamento e l'altro, lesinando (purtroppo) anche nel mostrare le grazie delle protagoniste. Lo spunto avrebbe avuto anche una sua dignità se non fosse stato buttato alle ortiche da una rozza sceneggiatura (del regista e Fabio Pittorru) incapace di proporre il minimo colpo di scena. Si salva solo l'atmosfera decadente del castello bavarese. Finale ridicolo. Musiche di Bruno Nicolai.
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