Figlio di un kornak, ovvero di un guidatore d'elefanti, il dodicenne Toomai (Sabu Dastagir) rimane orfano. Per evitare che l'elefante del padre venga regalato a un altro kornak, Toomai decide di fuggire con il pachiderma, dopo una battuta di caccia, e si addentra nella foresta. Inizia così un'avventura che cimenta l'amicizia tra il ragazzo e l'animale e avrà il suo culmine nella danza degli elefanti cui Toomai sarà fortunato e estasiato spettatore. Girato in India per la London Film di Alexander Korda, il film fu manomesso dalla produzione, insoddisfatta dal taglio documentaristico e lontano dai tradizionali canoni narrativi adottato da Robert J. Flaherty. Al girato del regista americano furono aggiunte riprese appositamente effettuate dal fratello di Korda, Zoltán, che compare in qualità di co-regista. Nonostante gli interventi invasivi finalizzati a rendere la storia una fiaba inconsueta eppure commercialmente appetibile, la mano di Flaherty è percepibile nel pronunciato lirismo delle immagini e nella sapiente costruzione della messa in scena. Il risultato finale è un ibrido altalenante, dove la parte documentaristica funziona decisamente meglio di quella di finzione, visibilmente appiccicaticcia e approssimativa. Adattamento del racconto di Rudyard Kipling, Toomai degli elefanti. Recitato da attori non professionisti, il film segna il debutto di Sabu Dastagir, attore che interpretò una ventina di pellicole fino all'anno della sua prematura scomparsa all'età di 39 anni. Malgrado le difficoltà realizzative e le manipolazioni produttive, vinse premio per la miglior regia alla Mostra del Cinema di Venezia 1937.