Cronaca di tre giorni in cui un regista in crisi (Yoo Joon-sang) vaga per le strade di Seoul, compiendo più o meno le stesse azioni, con le stesse persone e facendo gli stessi incontri, innamorandosi di una ragazza molto simile alla sua ex-fidanzata. Il cinema di Hong Sang-soo è costituito da punti cardinali precisi e ben delineati, che ritornano simili nel corso della sua poetica: è uno di quei registi che, come si dice, fa sempre, consapevolmente, lo stesso film. A volte con risultati gradevoli, ma un po' vacui (In Another Country, 2012, una sorta di remake più letterario di questo film), e altre volte con esiti più interessanti: questo è il caso di The Day He Arrives, dove lo stile meglio sostiene il contenuto e l'analisi dei personaggi. Grande merito è dello splendido bianconero di Kim Hyung-koo, vera cassa di risonanza dello spaesamento del protagonista e dei suoi sodali, in grado di raffigurare un ambiente allo stesso tempo realista e quasi metafisico. Meno manierista di altre occasioni, Hong realizza un mesto e malinconico, sottilmente divertente e ironico, ritratto di un disagio interiore, che si esprime nei lunghi e inconcludenti dialoghi, nell'immobilità della macchina da presa e nella ripetizione di una quotidianità che cambia nei minimi dettagli e non nella sostanza. Complesso (forse troppo) e ricco di notevoli chiavi di lettura, anche se a tratti eccessivamente referenziale e un po' compiaciuto. Presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard.