Jeremy, un americano (Al Cliver) in spedizione in Amazzonia, si vede la famiglia distrutta da una tribù cannibale, che gli mangia la moglie (Pamela Stanford) e gli rapisce la figlioletta. Dieci anni dopo, incapace di rassegnarsi, torna nella giungla alla ricerca della figlia (Sabrina Siani) ormai cresciuta. Jesús Franco si cimenta nel cosiddetto filone cannibale, sulla scia del successo di titoli come Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato (1980), a sua volta ispirato dal cult Mondo cane (1962) di Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco E. Prosperi. Stranamente, il regista è più misurato di Deodato, indulgendo con meno voyeurismo morboso sui banchetti bizzarri degli indigeni (realizzati in slow-motion con un'alternanza di immagini in bianco e nero), e risultando più interessato all'aspetto esotico e familiare della vicenda che non a dare scandalo con la provocazione forzata. Il risultato è comunque ridicolo, con zingari spagnoli malamente truccati a fare la parte dei cannibali, ambientazioni posticce e ostentazione continua delle forme armoniche della Siani. Il finale consolatorio è da barzelletta. Il titolo originale, Mondo Cannibale richiamava esplicitamente i suoi modelli.