Suor Helen (Susan Sarandon) va a far visita a un condannato a morte, Matthew Poncelet (Sean Penn), accusato di aver ucciso una coppia di fidanzati dopo aver violentato la ragazza. Poncelet è un teppista, razzista, arrogante e sgradevole, ma sostiene a spada tratta la sua innocenza. Mentre tenta faticosamente di aiutarlo, suor Helen si trova avversata dalle famiglie delle vittime, da quella del condannato e dalla sua comunità stessa.
Toccante ritratto del braccio della morte e delle sue allucinanti dinamiche, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di suor Helen Prejan, per anni impegnata nell'assistenza spirituale ai condannati, Dead Man Walking è un perfetto esempio di opera drammatica a tinte forti che riesce a toccare le corde di profondi sentimenti senza scadere nella retorica bieca. Poncelet è un personaggio negativo, al di là della sua colpevolezza, eppure lo sguardo imparziale di Robbins lo descrive senza mai giustificarlo, riuscendo nell'impresa non facile di far empatizzare il pubblico e di passare, pur veicolandolo attraverso il caso di un irritante criminale da strapazzo, un forte messaggio anti-pena capitale. Straordinarie le interpretazioni della Sarandon, premiata con l'Oscar e ottimamente diretta dall'allora compagno Tim Robbins, in grado di dare anima e corpo a una donna tormentata, alle prese con dubbi esistenziali e religiosi, e di Penn, irriverente, odioso eppure alla fine umanissimo, Orso d'argento a Berlino come miglior attore. Difficile non commuoversi in un finale che non si dimentica facilmente. D'eccezione la colonna sonora con pezzi di Johnny Cash, Patti Smith, Tom Waits, Eddie Vedder, Suzanne Vega e la canzone originale di Bruce Springsteen Dead Man Walkin' nominata agli Oscar.