Giunto a trentatré anni senza sentirsi pienamente realizzato, Arman (Vincent Macaigne) incontra casualmente al parco la bella Amélie (Maud Wyler), ragazza acqua e sapone capace di far battere forte il cuore con un semplice sguardo. Al destino della coppia è legato quello di Benjamin (Bastien Bouillon), il migliore amico di Arman, e della sua fidanzata Katia (Audrey Bastien): mentre i mesi passano e le stagioni si susseguono, le vite dei quattro si incrociano, tra ricordi, incidenti e storie d'amore. Privo di quell'aura sottilmente snob che contraddistingue produzioni d'Oltralpe dello stesso genere, il film è un resoconto analitico dei sentimenti, il cui merito principale è la leggerezza con cui affronta anche i risvolti più drammatici, concedendosi più di un momento spiritoso senza ricorrere a volgarità o situazioni stereotipate. Grazie ad una narrazione ellittica strutturata in brevi capitoli, che scandisce gli eventi frammentandoli in deliziosi frame autonomi, la pellicola scorre piacevolmente sullo schermo, senza suggerire usurate morali nel veicolare un messaggio semplice e diretto: l'amore è una cosa meravigliosa, malgrado le difficoltà della vita. Attraverso uno stile fortemente marcato, caratterizzato da testimonianze frontali dei protagonisti davanti alla macchina da presa, inserti sgranati in 16mm, e un insistito uso della voice-off, Sébastien Betbeder, al suo terzo lungometraggio, riesce a creare un rapporto intimo e speciale tra lo spettatore e i personaggi. I tanti episodi che costituiscono la storia rischiano però di comporre un quadro poco omogeneo, in cui a momenti baciati dalla grazia nel sondare le impercettibili sfumature del sentimento amoroso si affiancano parentesi verbose di scarso interesse che affossano il ritmo del film. Premio speciale della giuria al Torino Film Festival.