Due masse arcimboldiane si fagocitano a vicenda per poi tornare a sdoppiarsi mediante rigurgito (dialogo eterno); due corpi d'argilla si fondono, producono un residuo e finiscono per distruggersi (dialogo appassionato); due teste usano protesi complementari per migliorarsi, finché non subentra un errore destinato ad annientarli (dialogo esaustivo). Dialoghi della materia si traducono in radicale impossibilità di dialogo: ogni tentativo di commistione tra materiali eterogenei si rivela, alla fine, esercizio di distruzione. In questo lucidissimo capolavoro svankmajeriano, sono la disintegrazione e l'incomunicabilità le costanti delle relazioni umane. Relazioni che degenerano in rapporti di potere, fondati sulla violenza e sulla volontà di dominio dell'altro. Il linguaggio si volgarizza in cannibalismo: nel montaggio frenetico della stop-motion ogni immagine, ogni suono, perfino odore ingurgita e rigurgita quello successivo, innescando una danza perversa reiterabile all'infinito. Una meraviglia a cui è impossibile resistere: in assoluto uno dei prodotti d'animazione più suggestivi dell'intera storia del cinema.