Diva Futura
2024
Paese
Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Giulia Steigerwalt
Attori
Denise Capezza
Lidija Kordic
Barbara Ronchi
Pietro Castellitto
Tesa Litvan
Paolo Ricci
Italia, anni Ottanta-Novanta. Con la sua agenzia Diva Futura, Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto) rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippy dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller (Lidija Kordic), Moana Pozzi (Denise Capezza), Eva Henger (Tesa Litvan) e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. L’espressione “pornostar”, coniata al tempo, segna l’inizio di una nuova era.

A pochi mesi di distanza dall’uscita della serie tv Netflix Supersex, sulla vita e sulla parabola di Rocco Siffredi, la casa di produzione Groenlandia di Matteo Rovere si cimenta con un’altra ricostruzione relativa all’industria pornografica italiana, ponendo l’accento questa volta sulla figura più pigmalionica e rappresentativa di quella stagione, ovvero il visionario imprenditore e “inventore” dell’hard italiano Riccardo Schicchi. La Diva Futura del titolo è infatti proprio l’agenzia di casting e produzione fondata nel 1983 da Schicchi e Ilona Staller, prima realtà di questo tipo in Italia, e il lungometraggio scritto e diretto da Giulia Steigerwalt, alla sua opera seconda dopo Settembre (2022), ne ricostruisce le vicende a partire dal libro Non dite alla mamma che faccio la segretaria, scritto dalla segretaria di Schicchi Debora Attanasio, che nel film ha il volto di Barbara Ronchi. L’impostazione non discosta molto dalla media di un prodotto pensato più per lo streaming  televisivo che per il grande schermo, ponendosi a tutti gli effetti come una sorta di spin-off di Supersex ma dal tono molto più composto, castigato e illustrativo. Rispetto al serial su Siffredi, l’erotismo è infatti decisamente più contenuto e leggiadro, le cadute di stile pacchiane che in quel caso abbondavano sono fortunatamente del tutto assenti e tutto si mantiene affine, probabilmente volutamente, a quella visione un po’ fanciullesca e candida di se stesso che lo stesso Schicchi dava di sé e che diede in particolare alla moglie Eva Henger, come Diva Futura opportunamente sottolinea nel raccontare la loro prima conoscenza. Il clima di quegli anni e l’impatto mediatico che Diva Futura ebbe, con l’elezione al Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina”, la nascita del Partito dell’Amore e la candidatura di Moana Pozzi a sindaca di Roma, è raccontato in maniera sentita e appassionata ma senza andare eccessivamente in profondità rispetto a materiali e filmati d’epoca, in cui intervengono le attrici e gli attori chiamate a interpretare i singoli personaggi e non le loro versioni reali. Sul versante della contrapposizione tra la liberazione dei costumi  e la mercificazione del corpo della donna, uno dei temi portanti del film, non si riesce nemmeno a graffiare più di tanto, e se i personaggi femminili sono abbastanza sterili e incolore, anche a causa di scelte di casting un po’ anonime, l’aspetto più rilevante dell’operazione è la gustosa, bambinesca e anche malinconica interpretazione di Pietro Castellitto nei panni di Schicchi, restituito come un uomo benedetto da una “visione” fin dalla tenerissima età, innamorato dei suoi gatti e dei dolci (morì prematuramente di diabete nel 2012), ma anche condannato a vedere sfiorire quelle donne che lui stesso aveva tanto amato: dalla tragica parabola di Moana, scomparsa prematuramente, alla stessa Eva Henger, che ebbe con la sua immagine di attrice porno quel rapporto conflittuale che Schicchi aveva previsto, tentando ostinatamente di dissuaderla dal perseguire quella carriera. Nel finale si cerca in tal senso, anche meritoriamente, di attualizzare la parabola scomodando il tema dell’immaginario violento della pornografia, che già allora faceva capolino, e mostrando quanto Schicchi fosse abbastanza restio alle derive della pornografia più contemporanea («Voglio stupire, non mortificare», dice lui stesso delle sue donne).  Presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024
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