Lontana dalla famiglia e con un figlio a carico, Fusako (Kinuyo Tanaka) attende impazientemente il ritorno di suo marito dalla guerra. L'uomo, però, ha perso la vita e la donna sarà costretta a prostituirsi per potersi mantenere. Sua sorella Natsuko (Sanae Takasugi) proverà ad aiutarla, ma senza ottenere risultati. Sulla strada, intanto, arriva anche la giovane Kumiko (Tomie Tsunoda) che poco prima ha subito una terribile violenza. Ispirato al romanzo di Eijiro Hisaita, un film in cui Mizoguchi sembra fortemente influenzato dal coevo neorealismo italiano, con cui questa pellicola ha più di un punto in comune. Le conseguenze tragiche della Seconda guerra mondiale sono vissute sui corpi delle protagoniste (Fusako deve cedere se stessa per sopravvivere; Kumiko è stata violentata), vittime di una società maschilista che non le tutela come dovrebbe. Il messaggio è piuttosto didascalico, nonostante la sceneggiatura riesca a regalare emozioni forti e a coinvolgere al punto giusto. Lo stile, come sempre in Mizoguchi, è notevole, allo stesso tempo rigoroso e virtuoso, seppur manchi la giusta zampata finale per chiudere un discorso che avrebbe meritato una conclusione ben più solida. In ogni caso, un'opera da riscoprire, seppur si possa annoverare tra i risultati meno eccelsi della carriera del maestro giapponese.