Dopo la prova
Efter repetitionen
1984
Paesi
Svezia, Rft
Generi
Drammatico, Sperimentale
Durata
70 min.
Formato
Colore
Regista
Ingmar Bergman
Attori
Erland Josephson
Ingrid Thulin
Lena Olin
Dopo le prove della sua versione de Il sogno di August Strindberg, l'anziano regista teatrale Henrick Vogler (Erland Josephson) si ferma sul palcoscenico per riflettere solitario. Riceve la visita della giovane attrice Anna (Lena Olin) e, sotto forma di proiezione mentale, della defunta madre della ragazza Rakel (Ingrid Thulin), che amò molti anni prima.
Il film di Bergman maggiormente incentrato sul rapporto con il teatro, da sempre uno dei temi più importanti del suo cinema, presente in capolavori come Persona (1966) e Fanny & Alexander (1982): solo tre personaggi su un palco chiuso, le loro relazioni, le loro raisons d'être. I protagonisti non risultano primitivi nella loro umanità ma sprigionano una forza psicologica e caratteriale ben approfondita, suggerita dal loro continuo dilungarsi sulla carenza di senso delle loro azioni ("vere" che si rivelano "false"). Splendida la figura fantasmatica di Rakel che sembra rappresentare un collegamento esplicito a tutto il cinema precedente del regista svedese che qui, come in Sussurri e grida (1972), conclude il tutto con domande senza risposta, relazioni umane fredde ma empatiche e misteri che vanno oltre la narrazione. Notevole, intenso, impegnato. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
Il film di Bergman maggiormente incentrato sul rapporto con il teatro, da sempre uno dei temi più importanti del suo cinema, presente in capolavori come Persona (1966) e Fanny & Alexander (1982): solo tre personaggi su un palco chiuso, le loro relazioni, le loro raisons d'être. I protagonisti non risultano primitivi nella loro umanità ma sprigionano una forza psicologica e caratteriale ben approfondita, suggerita dal loro continuo dilungarsi sulla carenza di senso delle loro azioni ("vere" che si rivelano "false"). Splendida la figura fantasmatica di Rakel che sembra rappresentare un collegamento esplicito a tutto il cinema precedente del regista svedese che qui, come in Sussurri e grida (1972), conclude il tutto con domande senza risposta, relazioni umane fredde ma empatiche e misteri che vanno oltre la narrazione. Notevole, intenso, impegnato. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
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