Doppio taglio
Jagged Edge
1985
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Thriller, Poliziesco
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
Richard Marquand
Attori
Glenn Close
Jeff Bridges
Peter Coyote
Lance Henriksen
Robert Loggia
Michael Dorn
Maria Mayenzet
Dave Austin
Jack Forrester (Jeff Bridges) viene accusato del brutale omicidio della moglie, in quanto unico erede del patrimonio della donna, da un ambizioso procuratore in corsa per il Senato (Peter Coyote). A difenderlo alla sbarra degli imputati interviene Teddy Barnes (Glenn Close): i due instaurano una relazione intima mentre tra dubbi, menzogne e testimoni a sorpresa il processo procede a fasi alterne.
A metà degli anni Ottanta, il regista Richard Marquand cavalca l’onda del genere thriller nella sua declinazione giudiziaria per proporre un film dalle premesse interessanti: l’omicidio in apertura con riprese in soggettiva, l’assassino col volto coperto e la procura sulla scena del delitto sono elementi tipici per un incipit funzionale. L’accostamento di ulteriori componenti proprie del genere è azzeccato ma eccessivamente calcolato e quindi prevedibile (l’arma del delitto, testimoni a sorpresa, arringhe alla sbarra etc.). Nonostante la sceneggiatura tenti di aggiungere un po’ di pathos - che in ogni caso stenta ad emergere - attraverso la relazione tra i protagonisti, il risultato non riesce a integrare la linea giuridica con quella emotiva: i due amanti, non essendo esplorati nelle loro complessità e fragilità, risultano fiacchi, i loro movimenti e parole studiati a tavolino e, pur mantenendo una certa suspence, soprattutto nella seconda parte, è il finale a non risultare né adeguatamente catartico né sorprendente quanto dovrebbe. Si salva la prova di Glenn Close: la sua avvocatessa è il motore dell’azione e l’unica personalità viva dell’intera pellicola, anche se si tratta di un personaggio non all’altezza dei caratteri forti e ambigui che l’attrice interpreterà negli anni successivi.
A metà degli anni Ottanta, il regista Richard Marquand cavalca l’onda del genere thriller nella sua declinazione giudiziaria per proporre un film dalle premesse interessanti: l’omicidio in apertura con riprese in soggettiva, l’assassino col volto coperto e la procura sulla scena del delitto sono elementi tipici per un incipit funzionale. L’accostamento di ulteriori componenti proprie del genere è azzeccato ma eccessivamente calcolato e quindi prevedibile (l’arma del delitto, testimoni a sorpresa, arringhe alla sbarra etc.). Nonostante la sceneggiatura tenti di aggiungere un po’ di pathos - che in ogni caso stenta ad emergere - attraverso la relazione tra i protagonisti, il risultato non riesce a integrare la linea giuridica con quella emotiva: i due amanti, non essendo esplorati nelle loro complessità e fragilità, risultano fiacchi, i loro movimenti e parole studiati a tavolino e, pur mantenendo una certa suspence, soprattutto nella seconda parte, è il finale a non risultare né adeguatamente catartico né sorprendente quanto dovrebbe. Si salva la prova di Glenn Close: la sua avvocatessa è il motore dell’azione e l’unica personalità viva dell’intera pellicola, anche se si tratta di un personaggio non all’altezza dei caratteri forti e ambigui che l’attrice interpreterà negli anni successivi.
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