Un pittore (Abel Ferrara, con lo pseudonimo di Jimmy Laine), che divide la casa con la fidanzata (Carolyn Marz) e l'amante di entrambi (Baybi,Day), fatica a terminare la sua ultima opera. Soffocato dai debiti e disturbato dalla rock band che si insedia nell'appartamento vicino, comincia a sviluppare al contempo attrazione e repulsione nei confronti dei senzatetto. Saranno questi i primi a fare le spese del suo crollo psicologico, quando comincerà a fare vittime armato di trapano elettrico. Secondo film di Ferrara e suo esordio senza pseudonimo, si tratta di un horror urbano abbastanza grezzo, girato con pochi mezzi e interpretato soprattutto da amici del regista. Appesantito da parentesi (come quella nel club) che sembrano appiccicate per fare minutaggio, trova invece nell'immediatezza dello splatter il suo punto di forza. La violenza contro i barboni non viene spiegata e certe esecuzioni, come quella attraverso il plexiglas alla fermata del bus, soddisfano gli amanti del genere. Difficile invece prendere sul serio la metafora dell'artista frustrato che genera violenza e, in generale, c'è troppa carne al fuoco per una pellicola che non si fa mancare nulla, nemmeno l'inizio in una chiesa e la scena soft-core tra le due ragazze nella doccia. Fu comunque un discreto successo e ottenne una buona distribuzione in sala.