Charly Gordon (Cliff Robertson), affetto da un forte ritardo mentale, conduce un'esistenza umile ed è costantemente deriso dai colleghi. L'insegnante della scuola serale, Alice (Claire Bloom), lo convince a sottoporsi a un esperimento in grado di aumentare l'intelligenza, già testato sul topo Algernon. Charly diviene in poco tempo un genio, ma la conquista avrà un duro prezzo. Adattando il romanzo di fantascienza Fiori per Algernon di Daniel Keyes (uscito nel 1966 e basato su un racconto dello stesso autore del ‘59), Ralph Nelson trae un film iconograficamente scevro da un impianto visivo sci-fi, più simile a un dramma realista con – qua e là – degli elementi visionari. La scelta di virare un soggetto di indubbio interesse sul piano retorico-sentimentale e l'utilizzo spesso incoerente dei tipici stilemi cinematografici dell'epoca (split screen, movimenti con macchina a mano, montaggio a tratti convulso e lisergico) sono limiti di un'opera che oggi è quasi dimenticata. Tuttavia, il discorso profetico di Charly alla comunità di scienziati è una sequenza da vedere; ma non c'è molto altro da ricordare. Cliff Robertson (molto bravo, ma tendente a pigiare sul pedale del patetico) è stato premiato con l'Oscar come miglior attore protagonista.