Le due verità
Forever Mine
1999
Paesi
Usa, Gran Bretagna, Canada
Generi
Sentimentale, Noir
Durata
115 min.
Formato
Colore
Regista
Paul Schrader
Attori
Joseph Fiennes
Gretchen Mol
Ray Liotta
Vincent Laresca
Nell'estate del 1973, in un lussuoso albergo a Key Biscayne, il giovane e aitante Alan Riply (Joseph Fiennes) si innamora perdutamente di Ella (Gretchen Mol), in vacanza insieme al marito Mark (Ray Liotta), potente uomo d'affari che, scoperta la tresca, sfigura il ragazzo con un colpo di pistola al volto. Quattordici anni più tardi, Alan, che nasconde la violenza subìta dietro a un intervento di chirurgia plastica, ricorda il passato in attesa di esaudire il proprio desiderio di vendetta.
Una parabola su colpa, perdizione e redenzione ma anche una storia passionale sulla purezza dell'amore e la forza dei sentimenti che, in una cornice noir, gioca con l'estetica patinata del melodramma classico e gli stereotipi di genere, scritta e diretta da un Paul Schrader che amalgama e rimodella alcuni temi a lui cari. Bellissimo e, allo stesso tempo, insopportabile nell'ostentata ricerca formale volta a ricreare un'atmosfera puramente cinematografica lontana da ogni forma di realismo, nel ricorrere a suggestioni d'altri tempi (la voice-off, l'avvolgente colonna sonora di Angelo Badalamenti, il lungo flashback) trasfigurandole con lo stile, nell'enfatizzare il romanticismo (la dichiarazione d'amore sulla spiaggia, le lettere dal carcere, il finale) e nel rifiuto della psicologia dei personaggi. Girato nel 1999, ambientato negli anni '80 e, attraverso i ricordi di Alan, negli anni '70, basato sui tratti passionali del melò anni '50: anacronistico e postmoderno, kitsch e sublime, appassiona se si è disposti ad accettare le regole del gioco. Fondamentale il contributo della fotografia di John Bailey. Insensato e banale titolo italiano. Uscito solo per l'home video.
Una parabola su colpa, perdizione e redenzione ma anche una storia passionale sulla purezza dell'amore e la forza dei sentimenti che, in una cornice noir, gioca con l'estetica patinata del melodramma classico e gli stereotipi di genere, scritta e diretta da un Paul Schrader che amalgama e rimodella alcuni temi a lui cari. Bellissimo e, allo stesso tempo, insopportabile nell'ostentata ricerca formale volta a ricreare un'atmosfera puramente cinematografica lontana da ogni forma di realismo, nel ricorrere a suggestioni d'altri tempi (la voice-off, l'avvolgente colonna sonora di Angelo Badalamenti, il lungo flashback) trasfigurandole con lo stile, nell'enfatizzare il romanticismo (la dichiarazione d'amore sulla spiaggia, le lettere dal carcere, il finale) e nel rifiuto della psicologia dei personaggi. Girato nel 1999, ambientato negli anni '80 e, attraverso i ricordi di Alan, negli anni '70, basato sui tratti passionali del melò anni '50: anacronistico e postmoderno, kitsch e sublime, appassiona se si è disposti ad accettare le regole del gioco. Fondamentale il contributo della fotografia di John Bailey. Insensato e banale titolo italiano. Uscito solo per l'home video.
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