Dopo un prologo nell'Italia degli anni '20, dove un padre è geloso del figlio appena nato, la storia si trasferisce nell'antica Grecia, dove Edipo (Franco Citti) viene allontanato da Tebe dai genitori, a causa di una profezia che lo vede, in un futuro prossimo, uccidere il padre e sposare la madre. La tragedia, tuttavia, sarà inevitabile.
Progetto in cantiere sin dai tempi di Accattone (1961), l'Edipo di Pier Paolo Pasolini è, probabilmente, il miglior film dedicato alla celeberrima tragedia di Sofocle. Il regista friulano rispetta fedelmente il testo delle opere Edipo re ed Edipo a Colono, riuscendo come nessuno prima di lui a trasmettere tutto il fascino psicanalitico, inquietante e moderno della storia di tutte le famiglie, con il figlio destinato a prendere il posto del padre e, quindi, a distruggerlo. All'avanguardia nelle scenografie (Luigi Scaccianoce coadiuvato da Dante Ferretti), capaci di trovare una perfetta fusione tra set naturalistico (l'arido e selvaggio Marocco) ed elementi palesemente artificiosi, Edipo re riesce nell'ambizioso intento di spostare il concetto dell'innocente colpevolezza di Edipo sulla borghesia occidentale degli anni '60, inconsapevole della natura criminale della propria condizione agiata. Molto avanzato dal punto di vista concettuale, richiede una notevole capacità di astrazione per poter apprezzare appieno tutte le sfumature teoriche di un'opera complessa e dal fascino innegabile. Fotografia di Giuseppe Ruzzolini, costumi di Danilo Donati. Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia.