Beatrice (Joanne Woodward) è un'anziana donna condizionata dai continui sbalzi d'umore. Vedova, cresce da sola le due figlie Ruth (Roberta Wallach) e Matilda (Nell Potts), anch'esse non prive di problemi: la prima è parecchio disinibita e non esita a corteggiare i coetanei, la seconda è studiosa e introversa. Quando Matilda riceve un premio scientifico a scuola, la partecipazione della madre alla cerimonia causerà lo scompiglio dei presenti e rispolvererà vecchie e mai dimenticate ferite. Terza prova dietro la macchina da presa per Paul Newman che, come nel suo esordio da regista La prima volta di Jennifer (1968), si mette al servizio della moglie, una Joanne Woodward in stato di grazia e uscita vittoriosa dal 26° Festival di Cannes con il premio per la miglior interpretazione femminile. Tratto dall'omonima pièce teatrale del Premio Pulitzer Paul Zindel, è un sottile e allo stesso tempo stratificato dramma familiare che, come accade sempre nel cinema di Newman, fa delle interpretazioni del suo cast il punto di maggior forza: non solo gloria per la Woodward, anche Nell Potts fornisce una prestazione insuperabile. Ancora una volta conscio del suo stile di regia, Newman carica un po' troppo alcune scene drammatiche, tanto da farle risultare eccessivamente costruite a tavolino, ma la ricostruzione visiva appare comunque impeccabile e molti momenti sono davvero toccanti. Accantonato l'afflato politico di Sfida senza paura (1970), Newman si conferma ottimo narratore dell'universo femminile, con un occhio di riguardo verso gli emarginati della società. Da riscoprire. Sceneggiatura di Alvin Sargent, musiche di Maurice Jarre.