Elemental
Elemental
2023
Paese
Usa
Genere
Animazione
Durata
93 min.
Formato
Colore
Regista
Peter Sohn
Ember, tenace, acuta e “ardente” giovane donna con molto senso dell’umorismo ma anche una certa irascibilità, è figlia unica di due immigrati spostatisi dalla Terra del Fuoco a Firetown, l’ultimo distretto in ordine di tempo a essere stato creato a Element City. Lì vive anche Wade, ispettore idraulico, che s’imbatte in Ember nel momento in cui le tubature dell’attività della sua famiglia esplodono. Ember nutre grande amore per la sua famiglia, è consapevole dei sacrifici fatti dai genitori per crescerla e sta per ereditare il negozio del padre, ma soprattutto è fatta interamente di fuoco. Wade, dal canto suo, è totalmente composto d’acqua ed è divertente, empatico e sdolcinato (le sue emozioni sono difficili da non notare, specie quando - letteralmente - traboccano), oltre che sempre intento a “seguire la corrente”. Nonostante la loro radicale diversità, si innamoreranno.
Secondo film Pixar diretto dallo story artist Peter Sohn, figlio di immigrati coreani che hanno aperto un alimentari nel Bronx, dopo Il viaggio di Arlo (2015), Elemental muove da uno spunto legato agli “elementi” primari, analogamente a quanto aveva fatto Inside Out (2015) con le emozioni: intorno ad Acqua, Aria, Terra e Fuoco ruotano molte delle soluzioni visive del film, ma il racconto vero e proprio è tutto ritagliato intorno ai due protagonisti e al legame che scaturisce tra di loro, in grado di fiorire nonostante una conformazione fisica radicalmente differente e chiamato a trovare più di un punto di contatto tra il carattere incendiario di lei e la più lacrimosa dolcezza di lui. Nonostante un’idea di fondo indubbiamente fertile, che muove dal desiderio di rappresentare un personaggio femminile dai tratti caratteriali tipicamente maschili e viceversa, Elemental non riesce sempre però a conquistare originalità e compiutezza: le singole trovate sono delle fiammate isolate, anche quando non riguardano direttamente il fuoco, e paiono intente soprattutto a intrattenere i più piccoli, senza cercare quello “scarto” adulto cui la Pixar ci aveva in passato abituati. Non desta particolarmente stupore nemmeno il character design urbanistico della città, Elemental City, piuttosto piatta e uniforme nonostante la ricchezza che avrebbe dovuto abitarla, mentre gli intenti sociologici, attraverso cui si tenta di parlare dei diversi strati della società e della convivenza di diversità giustapposte nello stesso melting pot, sono abbastanza incisivi, in particolare per quanto riguarda le tematiche sulle seconde generazioni. I temi della pellicola sono moltissimi (genitori e figli, famiglie e scontri culturali, convivenza tra diversità che abitano a pochi passi l’una dall’altra e bisogno di far emergere la propria voce) e non tutti gli ingredienti sono cucinati a dovere, anche se i momenti toccanti non mancano e i messaggi arrivano forti e chiari agli spettatori. L’aspetto principale è chiaramente quello romantico, quasi alla Romeo e Giulietta, con i contraccolpi e i cortocircuiti che derivano dall’incontro/scontro tra i due protagonisti, ma a rimanere impresso nella memoria è più che altro il notevolissimo lavoro grafico fatto sul fuoco, in cui sembra di sentire la concretezza tangibile e crepitante delle fiamme che formano Ember e i suoi simili, sempre in bilico tra stilizzazione e rappresentazione accurata, senza però mai incappare in un ibrido straniante tra queste due componenti. Un lavoro visivo, quello sul fuoco, che mostra più di un debito con il demone del fuoco Calcifer de Il castello errante di Howl (2004) di Hayao Miyazaki, autore da sempre grande punto di riferimento della Pixar. Presentato come film di chiusura al Festival di Cannes 2023 e preceduto dal cortometraggio Pixar L’appuntamento di Carl, legato a Up (2009).
Secondo film Pixar diretto dallo story artist Peter Sohn, figlio di immigrati coreani che hanno aperto un alimentari nel Bronx, dopo Il viaggio di Arlo (2015), Elemental muove da uno spunto legato agli “elementi” primari, analogamente a quanto aveva fatto Inside Out (2015) con le emozioni: intorno ad Acqua, Aria, Terra e Fuoco ruotano molte delle soluzioni visive del film, ma il racconto vero e proprio è tutto ritagliato intorno ai due protagonisti e al legame che scaturisce tra di loro, in grado di fiorire nonostante una conformazione fisica radicalmente differente e chiamato a trovare più di un punto di contatto tra il carattere incendiario di lei e la più lacrimosa dolcezza di lui. Nonostante un’idea di fondo indubbiamente fertile, che muove dal desiderio di rappresentare un personaggio femminile dai tratti caratteriali tipicamente maschili e viceversa, Elemental non riesce sempre però a conquistare originalità e compiutezza: le singole trovate sono delle fiammate isolate, anche quando non riguardano direttamente il fuoco, e paiono intente soprattutto a intrattenere i più piccoli, senza cercare quello “scarto” adulto cui la Pixar ci aveva in passato abituati. Non desta particolarmente stupore nemmeno il character design urbanistico della città, Elemental City, piuttosto piatta e uniforme nonostante la ricchezza che avrebbe dovuto abitarla, mentre gli intenti sociologici, attraverso cui si tenta di parlare dei diversi strati della società e della convivenza di diversità giustapposte nello stesso melting pot, sono abbastanza incisivi, in particolare per quanto riguarda le tematiche sulle seconde generazioni. I temi della pellicola sono moltissimi (genitori e figli, famiglie e scontri culturali, convivenza tra diversità che abitano a pochi passi l’una dall’altra e bisogno di far emergere la propria voce) e non tutti gli ingredienti sono cucinati a dovere, anche se i momenti toccanti non mancano e i messaggi arrivano forti e chiari agli spettatori. L’aspetto principale è chiaramente quello romantico, quasi alla Romeo e Giulietta, con i contraccolpi e i cortocircuiti che derivano dall’incontro/scontro tra i due protagonisti, ma a rimanere impresso nella memoria è più che altro il notevolissimo lavoro grafico fatto sul fuoco, in cui sembra di sentire la concretezza tangibile e crepitante delle fiamme che formano Ember e i suoi simili, sempre in bilico tra stilizzazione e rappresentazione accurata, senza però mai incappare in un ibrido straniante tra queste due componenti. Un lavoro visivo, quello sul fuoco, che mostra più di un debito con il demone del fuoco Calcifer de Il castello errante di Howl (2004) di Hayao Miyazaki, autore da sempre grande punto di riferimento della Pixar. Presentato come film di chiusura al Festival di Cannes 2023 e preceduto dal cortometraggio Pixar L’appuntamento di Carl, legato a Up (2009).
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