Embrione
Taiji ga mitsuryō suru toki
1966
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Erotico
Durata
72 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Koji Wakamatsu
Attori
Miharu Shima
Hatsuo Yamaya
Sprofondato in un abisso di lucida follia dopo essere stato abbandonato dalla moglie, il capo di un grande magazzino (Hatsuo Yamaya) seduce una commessa (Miharu Shima) e la porta nel suo appartamento. Sua intenzione è riportarla, fra sevizie e torture, a una fantomatica purezza originaria.
Prima produzione indipendente di Koji Wakamatsu, già autore fra il 1963 e il 1965 di oltre venti titoli per la Nikkatsu, tra cui il controverso Segreti dietro il muro (1965) presentato fra scandali e polemiche in concorso al Festival di Berlino del 1965 e definito in patria “kokujoku eiga” (vergogna nazionale). Girato in pochi giorni, a bassissimo costo e quasi interamente nell'appartamento del regista (fatta eccezione per il breve incipit sotto la pioggia), Embrione è un claustrofobico incubo di prigionia e torture che fra atmosfere morbose e fantasie sadiane anticipa uno dei più fiorenti sottogeneri del pinku: il cosiddetto Pinky Violence fondato su una miscela di erotismo e violenza, il più delle volte a sfondo sadomasochistico, ed esploso a partire dagli anni Settanta (ma le prime tracce del filone si possono riscontrare già in Barriera di carne – La porta del corpo diretto nel 1964 dal visionario Seijun Suzuki). Senza alcun compiacimento nel mettere in scena punizioni e umiliazioni, Wakamatsu fa della narrazione scarna e frammentaria terreno di sperimentazione estetica (bianco e nero contrastato, sovrapposizioni, fermi immagine, squarci surrealisti, rimozione del sonoro nei momenti più efferati), componendo un'aspra parabola sulla irriducibile solitudine dell'uomo, già disseminata di tutti quegli elementi (a eccezione di quello socio-politico qui quasi del tutto assente) che torneranno nelle sue pellicole successive quali il desiderio di ritornare al grembo materno, il rigetto del mondo esterno, il tema edipico, il sesso e la violenza alla base dei rapporti fra uomo e donna. Sceneggiato dal regista Masao Adachi sotto lo pseudonimo di Yoshiaki Ōtani.
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