Empire
Empire
1964
Paese
Usa
Generi
Documentario, Sperimentale
Durata
485 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Andy Warhol
Inquadratura frontale, fissa e rallentata, dell'Empire State Building di New York. Per ben otto ore e cinque minuti. Una durata monstre per un film del quale non sono state concepite versioni tagliate. L'uso estremizzato e dilatato del piano-sequenza, di fatto irritante e indisponente fino allo sfinimento, è per l'artista americano una riflessione sfacciata sul cinema stesso, volta a evidenziarne tanto le capacità potenzialmente sconfinate, quanto la totale e crescente inadeguatezza al cospetto di un mondo che cambia sotto i colpi della riproducibilità tecnica. Warhol, infatti, da un lato fa coincidere lo sguardo della macchina da presa con un occhio totale e assoluto (il suo), ma dall'altro azzera il processo cinematografico facendone letteralmente esplodere le fondamenta. L'artista, infatti, nega la selezione e la sintesi dovute alla scrittura cinematografica vera e propria, e trasforma il cinema stesso in un gesto senza valore, semplice e automatico, alla portata di tutti e, in quanto tale, da tutti manipolabile e sminuibile. Tale consapevolezza, molto forte ma espressa sullo schermo nel peggior modo possibile, fa di Empire un non-film infruibile che, tuttavia, alcuni studiosi e teorici del cinema, tra cui Giorgio De Vincenti, lo hanno considerato rappresentativo di tutto un "cinema moderno" in grado di approcciarsi ai materiali in modo assolutamente libero e rivoluzionario, riflettendo su se stesso metalinguisticamente. Il film fu girato dal 41esimo piano del Time-Life Building, sede della Rockefeller Foundation. Come il precedente Blow Job (1963), fu girato a 24 fotogrammi al secondo ma proiettato solo a 16, in modo che la durata risultasse ancor più diluita (da 6 ore e mezza a più di 8 ore).
Maximal Interjector
Browser non supportato.