A seguito di una caduta da cavallo durante una sfilata in costume, un giovane uomo ritiene di essere Enrico IV di Germania, imperatore del Sacro Romano Impero, nato nel 1050. La sua follia dura vent'anni, e coinvolge parenti, amici e conoscenti: in realtà l'uomo (Marcello Mastroianni) è guarito da tempo, e ha solo voglia di divertirsi continuando a ingannare tutti recitando la parte del matto.

Impalpabile e mal riuscito tentativo, da parte di Marco Bellocchio, di avvicinarsi all'opera pirandelliana. Mentre il precedente letterario è ancora oggi impareggiabile e aperto a una incredibile possibilità di intuizioni e rappresentazioni, il film è goffo e incerto, incapace di trovare l'energia necessaria per non sfigurare nel confronto con la tragedia dell'autore siciliano, tanto da privarsi di coraggio e forza affogando in un limbo ben poco definito. E nemmeno Marcello Mastroianni riesce a brillare, mal supportato da un cast di grandi nomi (Claudia Cardinale, Leopoldo Trieste, Paolo Bonacelli e Gianfelice Imparato) piuttosto spaesati e poco incisivi. La sceneggiatura è stata scritta dal regista e da Tonino Guerra. Scialba persino la colonna sonora di Astor Piazzolla. Dimenticabile e dimenticato.