Jonathan Demme dedica un documentario a Enzo Avitabile, musicista e sassofonista napoletano esponente della world music. Il cinema di Jonathan Demme ha sempre tratto grande linfa tanto dalla musicofilia quanto dall'impegno politico. In questa opera i due aspetti si sovrappongono per forza di cose: la musica dell'artista partenopeo è infatti piuttosto sbilanciata sul fronte sociale e i suoi motivi trascinanti sposano da sempre le cause degli ultimi, di coloro che la società pone ai margini, cantando con toni vibranti e sentiti le radici dell'umanità. Al contrario della musica di Avitabile, che esplode direttamente dalle viscere della terra e vuole essere anche uno scossone per dar voce alle disuguaglianze, il film di Demme, per il quale Avitabile è una sorta di Lennon contemporaneo, non riesce a sublimare sullo schermo con altrettanta passione la valenza intimista di note ispirate da motivi utopici e libertari e da un'affezione sincera per le sorti del genere umano tutto (si pensi al brano Salvamm' o munno). Il pedinamento del regista è a tratti meccanico e prevedibile, valorizza solo in parte la verve filosofica ed etnica del musicista e molte sequenze appaiono avvizzite e girate con troppa assuefazione.