Los Angeles, Erin Brockovich (Julia Roberts) è una donna più volte divorziata e con tre figli piccoli a carico: assunta come segretaria presso uno studio legale, inizia a indagare su un caso di contaminazione delle falde acquifere in una cittadina californiana, con conseguenti danni alla salute degli abitanti. La colpa sembrerebbe ricadere sulla Pacific Gas and Electric Company; Erin, insieme all'avvocato Ed Masry (Albert Finney), lotterà per fare giustizia.

Tratto dalla storia vera dell'attivista Erin Brockovich, il film di Soderbergh unisce dramma familiare e racconto civile, mettendo in scena uno scontro apparentemente impari tra un improbabile Davide (sboccata, in minigonna e ai limiti della grossolanità) e Golia (una multinazionale rappresentata da anonimi e spietati individui). Scritta da Susannah Grant, la pellicola poggia tutta sull'interpretazione della Roberts, intensa e al contempo misurata nei panni della Brokovich, capace di dare vita a un forte ritratto femminile, una donna che inizia a lottare per sé e per gli altri, anche contro circostanze sfavorevoli. Soderbergh tiene le fila di un film accattivante e corretto che cade però in un eccesso di retorica e didascalismo e non riesce ad approfondire adeguatamente i comprimari della vicenda, fatta eccezione per l'ottimo Albert Finney nel ruolo dell'avvocato Masry. L'impegno non manca, ma di cinema ce n'è un po' poco. Produce Danny DeVito. Grande successo di pubblico. Oscar per la migliore attrice protagonista a Julia Roberts più altre quattro nomination (miglior film, regia, attore non protagonista [Finney] e sceneggiatura originale). La vera Erin Brockovich appare nel film nei panni di una cameriera di fast food e indossa sulla propria divisa una spilla che riporta il nome Julia.