Catturato dai soldati americani in Afghanistan, Mohammed (Vincent Gallo) viene trasferito in un centro di reclusione segreto in Europa. Quando il mezzo su cui viaggiano rimane coinvolto in un incidente, il prigioniero si ritrova inaspettatamente in libertà e fugge nella foresta innevata. Braccato, Mohammed è costretto a uccidere per sopravvivere prima di trovare rifugio in casa di una donna sordomuta (Emmanuelle Seigner) Skolimowski torna a riflettere sull'endemica bestialità insita in ogni essere umano e pronta a rivelarsi nelle circostanze più ostili, firmando un'opera radicale e al contempo essenziale. La natura ostile e selvaggia, sia essa quella arida del deserto o quella glaciale di una foresta innevata, fa da cornice, con la sua maestosa indifferenza, alla regressione allo stato primitivo del protagonista, impegnato in una lotta per la sopravvivenza che ne rivela le pulsioni più istintive e abiette. Ridotto a uno stato primigenio, muto per scelta e sordo dopo un'esplosione, solo e spaventato e dunque predisposto alle più feroci atrocità pur di salvaguardare se stesso, il soldato afgano senza nome (interpretato da uno straordinario Vincent Gallo) è l'emblema di una società che ha perso la propria umanità, ferita e individualista, destinata inevitabilmente all'autodistruzione in quanto uccidere diventa dunque un bisogno primario, essenziale, per garantirsi la propria salvezza in barba al rispetto delle vite altrui. Caustico e amaro senza abbandonarsi a facili nichilismi di maniera, lucido e visivamente potentissimo. Le riprese si sono svolte tra la Polonia, la Norvegia e Israele. Gran premio della giuria e Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile (andata a Vincent Gallo, in scena da solo per gran parte del film) alla Mostra del Cinema di Venezia 2010.