Un'estate in Provenza
Avis de mistral
2014
Paese
Francia
Genere
Drammatico
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Rose Bosch
Attori
Jean Reno
Anna Galiena
Chloé Jouannet
Hugo Dessioux
Aure Atika
Charlotte de Turckheim
Lukas Pelissier
Tre ragazzi parigini (Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier) trascorrono due mesi di vacanza nella campagna della Provenza, spronati dalla nonna Irène (Anna Galiena). Sul posto c'è anche il nonno Paul (Jean Reno), che i ragazzi non conoscono a causa di un vecchio screzio familiare e che vive a stretto contatto con la natura, occupandosi della coltivazione delle olive in un posto in cui “il paese più vicino è a due chilometri, il cinema a dieci”.
L’opera terza della regista Rose Bosch racconta di un incontro-scontro generazionale tra nonni e nipoti, sullo sfondo dello scenario assolato e accogliente della regione francese della Provenza. La distanza sia affettiva che anagrafica data dalle non troppo semplici premesse, condita da differenze culturali inevitabili (il nonno disconosce Internet e i vegani) e da un rapporto che in passato non ha poggiato su nessun tipo di base solida, si stempera via via accordandosi alla vellutata atmosfera dell’ambientazione, in una sorta di viaggio alla (ri)scoperta di se stessi che riguarda tutti i personaggi. Un film tenero nelle intenzioni, che tuttavia risulta fastidiosamente ammansito e innocuo, accumulando nuclei narrativi stereotipati e affidandosi a personaggi bidimensionali e prevedibili. Le tematiche che il film della Bosch si impegna a veicolare non hanno certo la pretesa di graffiare, ma la retorica all’insegna dei buoni sentimenti, unita all'aspetto ristoratore del paesaggio in cui essi sono inseriti, dà vita a un’atmosfera stucchevole, all’insegna di un’esilità costantemente ricercata e in quanto tale difficilmente digeribile. Una freschezza malinconica che a tratti può risultare gradevole, ma che il più delle volte appare fasulla e alla quale non si crede mai per davvero, figuriamoci quando, in un impeto di didascalismo al cubo, si usa The Sound of Silence di Simon & Garfunkel per accompagnare la condizione di un bambino sordomuto. Per essere un family movie, Un’estate in Provenza rientra perfettamente nella media piuttosto al ribasso del genere e non se ne distacca in nessuna occasione.
L’opera terza della regista Rose Bosch racconta di un incontro-scontro generazionale tra nonni e nipoti, sullo sfondo dello scenario assolato e accogliente della regione francese della Provenza. La distanza sia affettiva che anagrafica data dalle non troppo semplici premesse, condita da differenze culturali inevitabili (il nonno disconosce Internet e i vegani) e da un rapporto che in passato non ha poggiato su nessun tipo di base solida, si stempera via via accordandosi alla vellutata atmosfera dell’ambientazione, in una sorta di viaggio alla (ri)scoperta di se stessi che riguarda tutti i personaggi. Un film tenero nelle intenzioni, che tuttavia risulta fastidiosamente ammansito e innocuo, accumulando nuclei narrativi stereotipati e affidandosi a personaggi bidimensionali e prevedibili. Le tematiche che il film della Bosch si impegna a veicolare non hanno certo la pretesa di graffiare, ma la retorica all’insegna dei buoni sentimenti, unita all'aspetto ristoratore del paesaggio in cui essi sono inseriti, dà vita a un’atmosfera stucchevole, all’insegna di un’esilità costantemente ricercata e in quanto tale difficilmente digeribile. Una freschezza malinconica che a tratti può risultare gradevole, ma che il più delle volte appare fasulla e alla quale non si crede mai per davvero, figuriamoci quando, in un impeto di didascalismo al cubo, si usa The Sound of Silence di Simon & Garfunkel per accompagnare la condizione di un bambino sordomuto. Per essere un family movie, Un’estate in Provenza rientra perfettamente nella media piuttosto al ribasso del genere e non se ne distacca in nessuna occasione.
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