Mentre Renzo Arbore e Luciano de Crescenzo girano in auto per Roma, cade da una finestra della casa di Federico Fellini una sceneggiatura firmata dal maestro. I due decidono così di mettersi all'opera per realizzare questo film. La trama racconta di un impresario campano (Renzo Arbore) alle prese con il lancio di una sua scoperta, Lucia Canaria (Pietra Montecorvino). Alla sua seconda e ultima prova registica, Renzo Arbore si cimenta con il metacinema, condendolo con una buona dose di italianità. Lo spunto è interessante, ma il film non si può certo dire riuscito. Chiassoso e confuso, lancia molte idee, come gli intervalli di commento del traduttore arabo o i sogni a occhi aperti di Lucia, ma si perde tra ambizioni irrisolte e spirito fracassone lontano anni luce dalla debordante ricchezza plastico-figurativa del modello felliniano. Non mancano critiche alla società italiana, a partire dalla classe politica, dalla RAI e dalla mancata meritocrazia. Restano alcune gag godibili, legate alla presenza di Roberto Benigni nel ruolo di un improbabile cantante di successo, ma nell'insieme la pellicola fa acqua da tutte le parti. Omaggi e citazioni a volontà, cui si aggiunge un impressionante numero di artisti del mondo dello spettacolo che compaiono come comparse: Claudio Villa, Domenico Modugno, Bobby Solo, Gianni Morandi, Lory del Santo, Pippo Baudo, Maria Giovanna Elmi, Don Lurio, Raffaella Carrà. Una curiosità: è presente anche Vasco Rossi, nei panni di uno dei ballerini arabi sul palco di Sanremo.