Fairytale
Skazka
2022
Paesi
Russia, Belgio
Genere
Sperimentale
Durata
78 min.
Formati
Bianco e Nero, Colore
Regista
Alexandr Sokurov
Adolf Hitler, Iosif Stalin, Winston Churchill e Benito Mussolini si muovono in un contesto misterioso, insieme ad altre figure come Napoleone e Gesù. Attorno a loro una sorta di inferno monocromatico che sembra inghiottirli e da cui cercano un pertugio per tornare ad avere potere sulle persone.
Si apre con una citazione che parla di Satana, Fairytale, ritorno dietro la macchina da presa per Alexandr Sokurov, sette anni dopo Francofonia. Sembra, fin da subito, un (grande) film testamentario questa fiaba che si colora presto di riferimenti politici, alla storia, alla dittatura: il diavolo (Faust), Hitler (Moloch), il potere (Toro o Il sole), l’apparizione di Napoleone (il già citato Francofonia), i toni elegiaci e i riferimenti pittorici. Una sorta di connubio di tutto ciò che è stata la poetica di Sokurov in tanti decenni di carriera si ritrova in questo prodotto che, paradossalmente, riesce a risultare originale e innovativo più che mai. Sarà forse l’incredibile complessità tecnica a renderlo tanto sorprendente: alla base c’è infatti una scelta a dir poco difficile da realizzare, in cui le vere immagini dei dittatori e dei leader politici presenti sono state “ritagliate” e inserite all’interno di un contesto scenografico dal taglio totalmente originale e persino sperimentale. Sokurov utilizza il passato per parlare dell’oggi, senza dimenticare la presenza di numerosi riferimenti pittorici – altro elemento cardine della sua filmografia – che qui spaziano da Goya all’arte sacra, passando per Gustave Doré, il celebre illustratore della Divina Commedia dantesca, anch’essa esplicitamente richiamata nel corso della narrazione. Ostico nell’andamento drammaturgico, nonostante i soli 78 minuti di durata, Fairytale spazia tra un’ironia grottesca che può richiamare i Monty Python e la tragedia della presenza costante delle dittature e dei ricorsi storici più inquietanti. Fairytale è un atto politico e un atto artistico: in poche parole, un atto cinematografico.
Si apre con una citazione che parla di Satana, Fairytale, ritorno dietro la macchina da presa per Alexandr Sokurov, sette anni dopo Francofonia. Sembra, fin da subito, un (grande) film testamentario questa fiaba che si colora presto di riferimenti politici, alla storia, alla dittatura: il diavolo (Faust), Hitler (Moloch), il potere (Toro o Il sole), l’apparizione di Napoleone (il già citato Francofonia), i toni elegiaci e i riferimenti pittorici. Una sorta di connubio di tutto ciò che è stata la poetica di Sokurov in tanti decenni di carriera si ritrova in questo prodotto che, paradossalmente, riesce a risultare originale e innovativo più che mai. Sarà forse l’incredibile complessità tecnica a renderlo tanto sorprendente: alla base c’è infatti una scelta a dir poco difficile da realizzare, in cui le vere immagini dei dittatori e dei leader politici presenti sono state “ritagliate” e inserite all’interno di un contesto scenografico dal taglio totalmente originale e persino sperimentale. Sokurov utilizza il passato per parlare dell’oggi, senza dimenticare la presenza di numerosi riferimenti pittorici – altro elemento cardine della sua filmografia – che qui spaziano da Goya all’arte sacra, passando per Gustave Doré, il celebre illustratore della Divina Commedia dantesca, anch’essa esplicitamente richiamata nel corso della narrazione. Ostico nell’andamento drammaturgico, nonostante i soli 78 minuti di durata, Fairytale spazia tra un’ironia grottesca che può richiamare i Monty Python e la tragedia della presenza costante delle dittature e dei ricorsi storici più inquietanti. Fairytale è un atto politico e un atto artistico: in poche parole, un atto cinematografico.
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