Modesto impiegato con velleità da poeta, Lorenz Lubota (Alfred Abel) perde la testa per la facoltosa Veronica Harlan (Lya De Putti) che lo ha investito con la sua carrozza. La folle passione che lo consuma porta Lorentz a innamorarsi di una sosia di Veronica, la prostituta Melitta (sempre la De Putti), a farsi licenziare, a trascurare la sua fidanzata (Lil Dagover), a far ammalare l'amorevole madre (Frida Richard) e a tentare di raggirare la ricca zia Schwabe (Grete Berger). A lungo considerato perduto, il film è stato ritrovato e restaurato nel 2003 partendo dalla pellicola originale e frammenti di un controtipo negativo. Trattasi di un melò altalenante, le cui potenzialità troppo spesso sono minate da una narrazione non sempre fluida e anzi piuttosto macchinosa, nonostante la sceneggiatura sia curata da Thea von Harbou (adattando l'omonimo romanzo di Gerhart Hauptmann), storica collaboratrice di F.W. Murnau, nonché una delle autrici più apprezzate del cinema tedesco. Resta comunque il fascino di un'opera costantemente sospesa tra realismo e onirismo, in cui la regia grazie ad alcuni tocchi di mirabile inventiva visiva (come nella sequenza in cui Lorenz, al culmine del proprio smarrimento, crede di vedersi crollare addosso le case) riesce a compensare, almeno parzialmente, una gestione dei ritmi e delle sottotrame non sempre impeccabile. Lo sconvolgimento interiore del protagonista è affidato a scelte stilistiche ardite e suggestive, ma al di là della seducente confezione estetica si fatica a provare interesse per una vicenda tutto sommato telefonata e a tratti noiosa. Resta così la sensazione di aver a che fare con un affascinante seppur esile esercizio di stile, interessante ma acerbo preludio di quelli che saranno i capolavori di Murnau. Esiste una versione estesa di 145 minuti, disponibile su dvd tedesco e passata in Italia su Fuori orario.