Erik (Lon Chaney) è un pianista di grande talento che, rimasto sfigurato in volto e costretto a portare una maschera, vive nei sotterranei dell'Opera di Parigi. Farà di tutto pur di portare al successo una giovane cantante, Christine (Mary Philbin), di cui è follemente innamorato. Tra tutti gli adattamenti per il grande schermo del celebre romanzo di Gaston Leroux (da quello di Arthur Lubin del 1943 a quello di Joel Schumacher del 2004), questo è in assoluto il più affascinante e suggestivo. Merito, soprattutto, di un'atmosfera tetra e macabra che ha contribuito a renderlo uno degli horror più significativi del cinema muto a stelle e strisce. Le scenografie spettrali e la magnetica interpretazione di Lon Chaney saranno un modello per il cinema di genere successivo, americano e non. Prodotto dalla Universal, Il fantasma dell'Opera rimane fedele alle pagine del testo di partenza, accentuando ancor di più la componente demoniaca del protagonista. Semplicemente memorabile la sequenza in cui Christine scopre il volto di Erik per la prima volta, mentre questi sta suonando l'organo. Nonostante l'ottimo livello complessivo, la lavorazione fu piuttosto travagliata: il regista Rupert Julian fu costretto a lasciare il set durante le riprese a causa di una serie di contrasti con Chaney; lo stesso attore diresse alcune scene mancanti, mentre altre furono supervisionate da Edgar Sedgwick. Nel 1929 venne ridistribuito in una versione leggermente allungata e, in parte, parlata: la voce di Chaney venne doppiata da un altro attore.