Femmine folli
Foolish Wives
1921
Mubi
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
117 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Erich von Stroheim
Attori
Erich von Stroheim
Miss DuPont
Rudolph Christians
Maude George
Mae Busch
Dale Fuller
Cesare Gravina
Malvine Polo
Wladislaw Sergius Karamzin (Erich von Stroheim) e le sue “cugine” Olga (Maude George) e Vera (Mae Busch), truffatori che si spacciano per aristocratici russi in esilio, vivono a Montecarlo cercando di inserirsi negli ambienti che contano. L'arrivo di un ambasciatore americano (Rudolph Christians) e della sua avvenente moglie (Miss DuPont) offre a Karamzin l'occasione per tentare la fortuna: finirà male.
Le manie di grandezza di Erich von Stroheim raggiunsero l'apice durante la lavorazione di Femmine folli, per cui il regista pretese la ricostruzione dell'intero ambiente monegasco, in un delirio di iperrealismo che adempie alla funzione di far emergere il marciume nascosto tra gli scintillii di abiti e monete. Il disfacimento morale di un mondo reduce dalla guerra e di una società aristocratica che ha smarrito i suoi codici di riferimento è splendidamente incarnato dall'ambiguo Karamzin, centro assoluto del film, disturbante coscienza dell'ipocrisia umana, seduttore pericolosamente affascinante e sgradevolmente erotico. La sua maschera da ufficiale, le sue manie, gli istinti torbidi e bestiali (tenta di concupire una minorata mentale e ingravida e sfrutta la poco avvenente cameriera) diventeranno il marchio di fabbrica di un cinema poco incline a compromessi e, per questo, destinato a essere scempiato: come per la quasi totalità delle opere di Stroheim, Femmine folli venne pesantemente tagliato dalla produzione (fu ridotto da 21 a 14 rulli) ma ottenne un insolito e clamoroso successo di pubblico. Memorabile la sequenza della visita di Karamzin alla disturbata Marietta (Malvine Polo), in cui l'immagine è tagliata orizzontalmente da luci che contribuiscono a creare un'atmosfera sospesa e angosciante.
Le manie di grandezza di Erich von Stroheim raggiunsero l'apice durante la lavorazione di Femmine folli, per cui il regista pretese la ricostruzione dell'intero ambiente monegasco, in un delirio di iperrealismo che adempie alla funzione di far emergere il marciume nascosto tra gli scintillii di abiti e monete. Il disfacimento morale di un mondo reduce dalla guerra e di una società aristocratica che ha smarrito i suoi codici di riferimento è splendidamente incarnato dall'ambiguo Karamzin, centro assoluto del film, disturbante coscienza dell'ipocrisia umana, seduttore pericolosamente affascinante e sgradevolmente erotico. La sua maschera da ufficiale, le sue manie, gli istinti torbidi e bestiali (tenta di concupire una minorata mentale e ingravida e sfrutta la poco avvenente cameriera) diventeranno il marchio di fabbrica di un cinema poco incline a compromessi e, per questo, destinato a essere scempiato: come per la quasi totalità delle opere di Stroheim, Femmine folli venne pesantemente tagliato dalla produzione (fu ridotto da 21 a 14 rulli) ma ottenne un insolito e clamoroso successo di pubblico. Memorabile la sequenza della visita di Karamzin alla disturbata Marietta (Malvine Polo), in cui l'immagine è tagliata orizzontalmente da luci che contribuiscono a creare un'atmosfera sospesa e angosciante.
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