Figlia di genitori che, usati come cavie da laboratorio, hanno preso parte a un esperimento governativo, la piccola Charlie McGee (Drew Barrymore) è dotata di capacità pirocinetiche: può creare e manipolare il fuoco. In fuga con il padre (David Keith) per evitare i federali che vorrebbero studiarla, la piccola dovrà imparare a controllare il suo potere.
Dal romanzo L'incendiaria (1980) di Stephen King, un thriller scialbo e meccanico basato quasi esclusivamente sulla presenza di Drew Barrymore (bambina prodigio che avrebbe pagato a caro prezzo i fasti di una carriera tanto prematura), reduce dal successo di E.T. – L'extra-terrestre (Steven Spielberg, 1982). Lo script di Stanley Mann spreca totalmente le potenzialità della materia di base, limitandosi alla mera funzionalità narrativa e tralasciando i risvolti psicologici che erano la vera anima delle pagine di King. Il regista Mark L. Lester (che sostituì John Carpenter) insiste su ossessivi primi piani di una Charlie/Barrymore tormentata dalle insidie di un potere vissuto come una maledizione, ma non basta a tenere desta l'attenzione: il gioco mostra presto la corda. Sprecati David Keith e Martin Sheen (il Capitano Hollister); l'unico a regalare qualche scintilla è George C. Scott nel ruolo dell'ambiguo John Rainbird.