Clélia (Sophie Marceau) è una fotografa di successo, divisa tra la storia romantica con un eccentrico editore di libri per bambini (Pascal Greggory), già promesso sposo, e l'attrazione puramente fisica per un sensuale artista (Guillaume Canet).
Prolisso e incandescente, incoerente e passionale, imperfetto e irreale, La fidélité è tra i film più intensi del polacco Andrzej Żuławski che, dopo aver creato una sorta di cinema di culto sull'insensatezza violenta e schizofrenica dell'amore, si dedica a un inno all'affetto irrazionale per eccellenza. Il regista utilizza il mondo corrotto e ipocrita dei tabloid e dei paparazzi per svelare i princìpi di una società tentacolare (come il mostro del suo celebre Possession, 1981) che limita le passioni, le quali possono essere comprese o espresse soltanto tramite l'arte, rappresentata in questo caso dalle fotografie di Clélia, personaggio tragico che fa l'occhiolino a Andy Warhol. Da vedere, nel bene e nel male.