Una giovane mamma (Leonor Silveira) si imbarca in crociera nel Mediterraneo con la figlioletta di otto anni (Filipa de Almeida) e, a ogni sosta, porta la bambina a esplorare città e monumenti, mentre le racconta le storie di quelle affascinanti civiltà. Sulla nave, capitanata dal comandante John Walesa (John Malkovich), salgono anche una manager francese (Catherine Deneuve), un'ex modella italiana (Stefania Sandrelli) e un'attrice e cantante greca (Irene Papas): ognuno parla la propria lingua, ma tutti si intendono perfettamente. Una minaccia terroristica però infrange l'idillio. Scritto e diretto da Manoel de Oliveira, Un film parlato è un inno alla bellezza della civiltà mediterranea, un tripudio di lingue, storie e arte che si intrecciano e si affacciano sul nostro bacino. La prospettiva del regista, che a metà film si apre in quella che sembra una gioiosa utopia “pan-linguistica”, è però tutt'altro che rosea, come si evince dal durissimo e indimenticabile finale in cui il terrorismo, e perciò il particolarismo, sembrano prendere il sopravvento sul pacifico e fruttuoso scambio culturale. Piuttosto verbosi e didascalici i segmenti in cui la madre fa lezione alla figlia, mentre la celebre scena della cena, con un vertiginoso piano sequenza, può essere letta come una memorabile prova del talento registico di de Oliveira (che fa sedere allo stesso tavolo tre dive internazionali e il mostro sacro Malkovich lasciando che ognuno si esprima nella propria lingua), oppure come una fastidiosa forzatura, a seconda dell'interpretazione. In generale, è un'opera di cui si apprezza la raffinata confezione, ma che può anche infastidire per alcuni passaggi eccessivamente artificiosi. In ogni caso, non può e non deve lasciare indifferenti. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.