Fiore mio
2024
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
116 min.
Formato
Colore
Regista
Paolo Cognetti
In compagnia dell’inseparabile cane Laki, lo scrittore Paolo Cognetti torna nello scenario alpino de Le otto montagne, questa volta per un documentario che racconta il Monte Rosa attraverso i suoi paesaggi e gli incontri con chi nella montagna ha trovato, prima che una casa, un vero e proprio “luogo del sentire”.
La montagna e il rapporto che c’è tra le alte vette e l’essere umano: sono questi gli elementi principali della poetica di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega, che passa alla regia cinematografico per dare vita a un documentario fortemente influenzato da quelle che sono le tematiche e gli spunti dei suoi romanzi. Se l’autore aveva già esplorato certi scenari nel documentario Sogni di Grande Nord di Dario Acocella, questa volta Cognetti si concentra soprattutto sul Monte Rosa, trattato non solo come un luogo geografico, ma come uno spazio in cui si può sentire e comprendere ciò che abbiamo intorno. Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. In questa opera prima ecologista e incentrata sul rapporto tra l’essere umano e la natura non mancano interessanti spunti di riflessione, seppur già trattati ampiamente sul grande e piccolo schermo, mentre la messinscena è un po’ troppo semplice e didascalica per riuscire a stupire come vorrebbe. Non mancano immagini di fortissima suggestione (quelle dei ghiacciai verso la conclusione, in primis) ma il disegno d’insieme non è abbastanza forte per affascinare come avrebbe voluto e potuto. Resta comunque un prodotto dai messaggi importanti, valorizzato dalla presenza del cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione, per la prima volta, al lavoro su un’intera colonna sonora. Per il film, oltre alle musiche originali, Brondi ha scritto e interpretato una nuova canzone, Ascoltare gli alberi. Fiore mio, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone.
La montagna e il rapporto che c’è tra le alte vette e l’essere umano: sono questi gli elementi principali della poetica di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega, che passa alla regia cinematografico per dare vita a un documentario fortemente influenzato da quelle che sono le tematiche e gli spunti dei suoi romanzi. Se l’autore aveva già esplorato certi scenari nel documentario Sogni di Grande Nord di Dario Acocella, questa volta Cognetti si concentra soprattutto sul Monte Rosa, trattato non solo come un luogo geografico, ma come uno spazio in cui si può sentire e comprendere ciò che abbiamo intorno. Quando nell’estate del 2022 l’Italia viene prosciugata dalla siccità, Cognetti assiste per la prima volta all’esaurimento della sorgente della sua casa a Estoul, piccolo borgo posto a 1700 metri di quota che sovrasta la vallata di Brusson. Questo avvenimento lo sconvolge profondamente, tanto da far nascere in lui l’idea di voler raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire o cambiare per sempre a causa del cambiamento climatico. In questa opera prima ecologista e incentrata sul rapporto tra l’essere umano e la natura non mancano interessanti spunti di riflessione, seppur già trattati ampiamente sul grande e piccolo schermo, mentre la messinscena è un po’ troppo semplice e didascalica per riuscire a stupire come vorrebbe. Non mancano immagini di fortissima suggestione (quelle dei ghiacciai verso la conclusione, in primis) ma il disegno d’insieme non è abbastanza forte per affascinare come avrebbe voluto e potuto. Resta comunque un prodotto dai messaggi importanti, valorizzato dalla presenza del cantautore Vasco Brondi, amico fraterno di Cognetti e in questa occasione, per la prima volta, al lavoro su un’intera colonna sonora. Per il film, oltre alle musiche originali, Brondi ha scritto e interpretato una nuova canzone, Ascoltare gli alberi. Fiore mio, la traccia presente nel finale del film e che ne ha ispirato il titolo, è invece da tempo una delle canzoni più popolari di Andrea Laszlo De Simone.
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