Flee
Flugt
2021
Paesi
Danimarca, Svezia, Norvegia, Francia, Usa, Spagna, Italia, Gran Bretagna
Generi
Documentario, Drammatico, Animazione
Durata
89 min.
Formato
Colore
Regista
Jonas Poher Rasmussen
Amin è stato costretto a fuggire da Kabul in tenera età e, dopo un lunghissimo viaggio, ha trovato rifugio a Copenaghen. Ora Amin ha un lavoro importante e sta per sposarsi con l'amore della sua vita, ma custodisce segretamente il suo passato di rifugiato: nessuno sa chi sia veramente, nemmeno il suo fidanzato.
Il regista Jonas Poher Rasmussen ascolta la storia del suo migliore amico: da qui nasce il soggetto di un prodotto toccante e sorprendente, un documentario in cui il protagonista decide per la prima volta di rivelarsi e raccontare, di fronte a una macchina da presa, la storia della sua odissea giovanile. Attraverso l’animazione, la messinscena crea un distacco con la vicenda, come se volesse aiutare Amin nel descrivere i suoi ricordi, rendendo la sua narrazione meno complessa da rivelare: le immagini in live action sono riservate ai materiali di repertorio e alla bellissima inquadratura finale che ci fa capire come, una volta raggiunta la nostra “casa”, non ci sia più bisogno di alcuna forma di allontanamento da quello che vediamo, rappresentiamo e diciamo. È un documentario animato Flee, un film che è una sorta di viaggio psicanalitico nei meandri più oscuri della vita e dei ricordi di Amin, con alcune modalità che possono ricordare l’altrettanto significato Valzer con Bashir di Ari Folman. Oltre all’interesse per la vicenda del protagonista, la forza del racconto sta nel vederlo come un emblema di tante altre persone come lui, costrette a fuggire dal proprio paese per potersi salvare dalla guerra. Rasmussen non si muove soltanto tra animazione, immagini di repertorio e ricostruzione animata del passato di Amin, ma gioca con le forme modificandole a seconda del momento vissuto dal suo grande amico: nei passaggi di fuga e di disperazione, dove il dramma si fa più insistente, le linee che tratteggiano i personaggi si fanno meno definite, come a rappresentare tante figure private della propria identità, delle proprie radici e dei propri affetti. Se la forma è tanto semplice quanto suggestiva, il disegno complessivo è profondo e complesso allo stesso tempo, appassionante e commovente, efficace nel farci riflettere su tematiche che devono toccare tutti quanti da vicino. Curiosità: agli Oscar 2022 il film è stato nominato sia come miglior lungometraggio internazionale per la Danimarca, sia come miglior documentario, sia come miglior film d’animazione.
Il regista Jonas Poher Rasmussen ascolta la storia del suo migliore amico: da qui nasce il soggetto di un prodotto toccante e sorprendente, un documentario in cui il protagonista decide per la prima volta di rivelarsi e raccontare, di fronte a una macchina da presa, la storia della sua odissea giovanile. Attraverso l’animazione, la messinscena crea un distacco con la vicenda, come se volesse aiutare Amin nel descrivere i suoi ricordi, rendendo la sua narrazione meno complessa da rivelare: le immagini in live action sono riservate ai materiali di repertorio e alla bellissima inquadratura finale che ci fa capire come, una volta raggiunta la nostra “casa”, non ci sia più bisogno di alcuna forma di allontanamento da quello che vediamo, rappresentiamo e diciamo. È un documentario animato Flee, un film che è una sorta di viaggio psicanalitico nei meandri più oscuri della vita e dei ricordi di Amin, con alcune modalità che possono ricordare l’altrettanto significato Valzer con Bashir di Ari Folman. Oltre all’interesse per la vicenda del protagonista, la forza del racconto sta nel vederlo come un emblema di tante altre persone come lui, costrette a fuggire dal proprio paese per potersi salvare dalla guerra. Rasmussen non si muove soltanto tra animazione, immagini di repertorio e ricostruzione animata del passato di Amin, ma gioca con le forme modificandole a seconda del momento vissuto dal suo grande amico: nei passaggi di fuga e di disperazione, dove il dramma si fa più insistente, le linee che tratteggiano i personaggi si fanno meno definite, come a rappresentare tante figure private della propria identità, delle proprie radici e dei propri affetti. Se la forma è tanto semplice quanto suggestiva, il disegno complessivo è profondo e complesso allo stesso tempo, appassionante e commovente, efficace nel farci riflettere su tematiche che devono toccare tutti quanti da vicino. Curiosità: agli Oscar 2022 il film è stato nominato sia come miglior lungometraggio internazionale per la Danimarca, sia come miglior documentario, sia come miglior film d’animazione.
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