North Carolina, sul finire degli anni Venti. Il facoltoso George Pemberton (Bradley Cooper) sposa l'affascinante e ambiziosa Serena Shaw (Jennifer Lawrence). I due coniugi costruiscono un vero e proprio monopolio del legname e sognano un giorno di trasferirsi in Brasile. La felicità apparentemente inscalfibile dei Pemberton viene però messa a dura prova da una serie di eventi, nonché dal riemergere di fantasmi del passato che funestano l'unione della coppia.

Girato nel 2012, ma uscito in sala solo due anni dopo in seguito a una travagliatissima post-produzione, l'adattamento del romanzo di Ron Rash è un melò sfiatato che gira su sé stesso, incapace di scrollarsi di dosso un'esiziale aurea di mediocrità. Anonimo e pasticciato, insulso e confuso, il film arranca senza una precisa direzione per quasi 110 minuti, schiavo di una narrazione sterile e approssimativa che appiattisce qualsiasi potenziale spunto d'interesse e banalizza lo spessore psicologico dei protagonisti, due bei volti dagli occhi languidi che non esprimono né comunicano nulla, rendendo impossibile qualsiasi forma d'empatia. A sorprendere maggiormente è proprio l'inadeguatezza degli interpreti principali: Jennifer Lawrence “regala” una delle più sciatte e svogliate interpretazioni della sua carriera; Bradley Cooper appare in evidente disagio alle prese con un ruolo drammatico e, almeno sulla carta, stratificato e complesso. Per nulla ispirata anche la regia della Bier, a suo modo coerente con il piattume generale che invalida tutto il film.