Francisca
Francisca
1981
Paese
Portogallo
Genere
Drammatico
Durata
166 min.
Formato
Colore
Regista
Manoel de Oliveira
Attori
Teresa Menezes
Diogo Dória
Mário Barroso
Rui Mendes
Paulo Rocha
Sílvia Rato
Nuno Carinhas
Manuela de Freitas
Portogallo, metà dell'Ottocento. L'altezzoso aristocratico José Augusto (Diogo Dória) si invaghisce di Francisca “Fanny” Owen (Teresa Menezes), giovane avvenente e di classe. La rivalità con l'amico Camilo (Mário Barroso) lo spinge alla decisione di rapire la ragazza per sposarla di nascosto, ma il sentimento tra i due degenererà fino a sfociare in tragedia.
Manoel de Oliveira adatta il romanzo di Agustina Bessa-Luís Fanny Owen (a sua volta ispirato a una vicenda realmente accaduta) e chiude la propria tetralogia (inaugurata con Il passato e il presente del 1972 e proseguita con Benilde o la vergine madre, 1975, e Amore di perdizione, 1979) dedicata all'amore frustrato. Sullo sfondo di un Paese dilaniato da stravolgimenti politici e conflitti intestini, si consuma un amore ferino e disperato, candido e oltraggioso, viscerale e crudele, la cui anima contraddittoria è incarnata dall'ambiguo José Augusto, vero motore della vicenda; ma la tematica di base, decisamente incandescente, è calibrata da uno stile asettico, il cui impianto prettamente teatrale e letterario è veicolato da quadri fissi e immagini composte di stampo quasi pittorico, con i personaggi disposti a riempire in maniera armonica gli spazi. Una poetica autoriale personalissima, antica e moderna al tempo, in bilico tra passato (le didascalie, omaggio evidente all'epoca del muto) e innovazione (le sorprendenti infrazioni al codice cinematografico, con i protagonisti che si rivolgono direttamente alla macchina da presa, e quindi allo spettatore, sfondando idealmente la cosiddetta “quarta parete”): lo stile di de Oliveira non contempla vie di mezzo e può risultare magnetico o manierista, a seconda dell'indole spettatoriale, ma la maestria registica è innegabile e le immagini, fortemente evocative, affascinano al punto da apparire quasi ipnotiche. Presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare