In fuga per tornare dalla famiglia dopo la battaglia di Corinth, Newton Knight (Matthew McConaughey) si rende conto dello sfruttamento che l’esercito sudista opera sui poveri, vessando i contadini con tasse sempre più pesanti, e, complice una romantica amicizia con la schiava Rachel (Gugu Mbatha-Raw), comprende l’ingiustizia della schiavitù. Con l’aiuto di un gruppo di agricoltori, darà il via a una rivolta che portò la Contea di Jones a separarsi dagli Stati della Confederazione.
Kolossal storico ad alto budget tratto dai romanzi di Victoria E. Bynum, Sally Jenkins e John Stauffer, Free State of Jones è una versione riveduta e corretta, a beneficio del grande schermo, degli avvenimenti realmente accaduti che coinvolsero Newton Knight e i suoi seguaci nella seconda metà dell’Ottocento. A fronte di una ricostruzione storica accurata e credibile, il film si perde però tra le lentezze e gli indugi di una trama che spesso non sa dove dirigersi, alternando battaglie ed esplosioni ai comizi patriottici del protagonista, impegnato a costruire il futuro dell’America. Troppo privo di sfaccettature, il Knight di McConaughey aiuta contadini e schiavi, diffonde cultura e libero pensiero, si fa paladino degli indifesi e degli innocenti, inscrivendosi nel solco della peggiore retorica a stelle e strisce, dove i buoni e i cattivi si oppongono in maniera manichea ed elementare. Complice la durata di ben 140 minuti, la visione si rivela difficile, pesante e tutto sommato abbastanza superflua, nonostante qualche buon momento sparso qua e là. Un tipo di cinema datato di cui non si sente più il bisogno.