Fuga da Hollywood
The Last Movie
1971
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
Dennis Hopper
Attori
Dennis Hopper
Stella Garcia
Julie Adams
Don Gordon
Sylvia Miles
Peter Fonda
Henry Jaglom
Michelle Phillips
Tomas Milian
Kris Kristofferson
Daniel Ades
Richmond L. Aguilar
Un capo stuntman di nome Kansas (Dennis Hopper) si trova in Perù sul set di un western. Quando, in seguito a un incidente, muore un suo collega, l'uomo, innamorato di una donna del posto, decide di restare a vivere nel villaggio curando i cavalli. Ma non è un ritorno all'Eden: gli abitanti del luogo vogliono rivivere le emozioni del film, ricreando le violenze delle riprese di fronte a finte telecamere. Kansas avrà grosse difficoltà a fermarli e a tenere in mano la situazione.
Dennis Hopper investe in questo progetto ambizioso e spudoratamente metacinematografico tutto il credito ottenuto a Hollywood in seguito al clamoroso successo del suo film d'esordio, Easy Rider (1969). Il fiasco che ne derivò rischiò seriamente di farlo coincidere con l'ultima spiaggia e con un naufragio precoce di carriera per l'attore e regista, che non a caso tornerà dietro la macchina da presa quasi dieci anni dopo con Out of the Blue (1980). Avvalendosi nuovamente dell'apporto fondamentale del direttore della fotografia László Kovács, Hopper, l'iconico bad boy della Hollywood della controcultura, esaspera qualsivoglia elemento dissonante, non narrativo e derivato dal cinema europeo (Jean-Luc Godard, in primis): lunghe inquadrature in controluce, utilizzo a dir poco invasivo della colonna sonora, jump cut sistematici, messa in scena che ci mostra la lavorazione tecnica del film dal di dentro, mostrandocene i meccanismi in vitro, con glaciale cerebralità. Mancano però tragicamente la forza e l'urgenza di Easy Rider però, e del film si ricorderà solo la trovata, geniale, delle comparse che decidono di vivere in un set western fondendo realtà e finzione. La pretenziosità del resto, invece, è, suo malgrado, meritatamente condannata all'oblio, tutta al servizio di un calligrafico bignami di sovversione cinematografica sterilissimo e fine a se stesso. Sceneggiatura di Stewart Stern, che scrisse anche Gioventù bruciata, esordio di Hopper come attore.
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