William Bonney, detto Billy The Kid (Paul Newman), è un ragazzo solo e senza famiglia, in cerca di lavoro nel polveroso Nuovo Messico. L'uccisione dell'unico uomo che gli dimostra fiducia lo spinge verso l'idea della vendetta e lo mette contro il suo vecchio amico Pat Garrett (John Dehner), diventato sceriffo. Esordio cinematografico di Arthur Penn, dopo una gavetta durata diversi anni nelle produzioni televisive, è uno dei primissimi western capaci di una profonda introspezione psicologica, tanto centrale da rendere collaterali i suoi connotati di genere. Eccellente è l'interpretazione di Paul Newman, che aveva già vestito i panni di Billy The Kid nell'opera teatrale di Gore Vidal di cui il film è un adattamento. Enorme è la distanza tra il Billy di Newman e i canoni classici dell'eroe nel cinema western: come la generazione che rappresenta, il suo personaggio attraversa una profonda crisi identitaria e cerca disperatamente un contatto con una perduta figura paterna. Nella adesione totale tra attore e personaggio, dagli esiti straordinari, si riconosce già la maestria di direzione di un regista come Arthur Penn, in grado di ottenere un impressionante livello di intensità nella recitazione. Notevoli molte scelte stilistiche di regia e fotografia, come un primo fulminante approccio all'utilizzo del ralenti durante una sparatoria, preludio di quello ben più celebre del successivo Gangster Story (1967). Percepibile calo nel finale, piuttosto ingessato e purtroppo diverso da quello che Penn, contro il volere dei produttori, aveva immaginato. Sul mercato americano fu un clamoroso insuccesso ma in Europa ottenne un diffuso consenso di critica.