La gatta sul tetto che scotta
Cat on a Hot Tin Roof
1958
Paese
Usa
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
Richard Brooks
Attori
Elizabeth Taylor
Paul Newman
Burl Ives
Jack Carson
Judith Anderson
Madeleine Sherwood
La famiglia Pollitt si riunisce per il compleanno del grande patriarca Big Daddy (Burl Ives), condannato da un cancro terminale. Il figlio Brick (Paul Newman) si rifiuta di partecipare alla festa e si chiude in una spirale di alcool per rancore nei confronti della volitiva moglie Maggie (Elizabeth Newman), che ritiene responsabile del suicidio del suo migliore amico.
Dall'omonima pièce di Tennessee Williams, nella filmografia di Richard Brooks forma una sorta di dittico con il successivo La dolce ala della giovinezza (1962), anch'esso tratto da un'opera del celebre drammaturgo statunitense. Rispetto al testo originale, viene meno il riferimento all'omosessualità del protagonista per ovvie ragioni legate alla censura e al codice Hays, ma restano intatte la forte carica erotica, la complessità del rapporto padre-figlio, la descrizione delle ipocrisie di una tipica famiglia borghese del Sud. L'eccessiva verbosità (propria dei film tratti da opere teatrali) e qualche tocco caricaturale nel disegno di alcuni personaggi secondari sono difetti evidenti e innegabili, ma vengono riscattati in un affresco pregno di sensualità, con un cast in splendida forma. Newman si conferma grande attore e sex symbol generazionale, ma è soprattutto Liz Taylor a lasciare il segno: avvolta in un abito bianco entrato nella storia del cinema, è splendida in uno dei ruoli più iconici della sua intera carriera. Sei nomination ai premi Oscar, nemmeno una statuetta.
Dall'omonima pièce di Tennessee Williams, nella filmografia di Richard Brooks forma una sorta di dittico con il successivo La dolce ala della giovinezza (1962), anch'esso tratto da un'opera del celebre drammaturgo statunitense. Rispetto al testo originale, viene meno il riferimento all'omosessualità del protagonista per ovvie ragioni legate alla censura e al codice Hays, ma restano intatte la forte carica erotica, la complessità del rapporto padre-figlio, la descrizione delle ipocrisie di una tipica famiglia borghese del Sud. L'eccessiva verbosità (propria dei film tratti da opere teatrali) e qualche tocco caricaturale nel disegno di alcuni personaggi secondari sono difetti evidenti e innegabili, ma vengono riscattati in un affresco pregno di sensualità, con un cast in splendida forma. Newman si conferma grande attore e sex symbol generazionale, ma è soprattutto Liz Taylor a lasciare il segno: avvolta in un abito bianco entrato nella storia del cinema, è splendida in uno dei ruoli più iconici della sua intera carriera. Sei nomination ai premi Oscar, nemmeno una statuetta.
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