Generazione Low Cost
Rien a foutre
2021
Paesi
Belgio, Francia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
115 min.
Formato
Colore
Registi
Julie Lecoustre
Emmanuel Marre
Attori
Adèle Exarchopoulos
Jean-Benoît Ugeux
Jean-Benoît Ugeux
Mara Taquin
Alexandre Perrier
Cassandre (Adèle Exarchopoulos) è un'assistente di volo per una compagnia low-cost che trascorre la sua vita tra un viaggio e l'altro, coltivando il sogno di poter lavorare per una compagnia più rinomata. Un imprevisto interrompe bruscamente la sua routine, facendo riemergere un trauma che credeva di aver superato.
Esordio alla regia Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, Generazione anno zero (traduzione piuttosto libera dell’originale Rien à foutre e del titolo anglofono Zero Fucks Given) si propone come un’incursione nella precarietà lavorativa ed esistenziale di una gioventù alle prese con un’incertezza sentimentale e politica a tutto campo, schiacciata da ritmi alienanti e da una dispersione delle pulsioni e dei desideri in costante smembramento. Se il discorso sulla spersonalizzazione produttiva è tanto risaputo quanto telefonato, l’andamento complessivo di sceneggiatura e regia trova una buona e diligente misura in un’assenza di fronzoli funzionale al racconto, orchestrato anch’esso sotto forma di tappe e bisogni transitori, tra amori passeggeri, feste, alcol e applicazioni di dating. Il didascalismo di certe ingenuità smaccate è a tratti stucchevole, specie in scrittura (il nome della protagonista su Tinder è "Carpe Diem"), mentre lo stile semi-documentaristico con camera a mano regala le ambiguità formali più interessanti e azzeccate nella messa a fuoco dolente di una generazione condannata all’assenza di bussole, incagliata dentro traiettorie indefinite e votata quasi esclusivamente all’accumulo di sensazioni, in linea con un vitalismo fai-da-te, smesso a misura di smartphone, rigorosamente mordi e fuggi. Buona prova, all’insegna di una recitazione naturalistica e in sottrazione, della protagonista Exarchopoulos, probabilmente alla sua miglior prova dopo il film che la rivelò e lanciò, La vita di Adele (2013), e una nota di merito va anche al finale a Dubai con fontane, luci e la musica pop di Lady Gaga e della sua I’ll Never Love Again (forse il momento in assoluto più riuscito nel suo connubio di alienazione e commozione). Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2021 e passato in seguito in Italia al Torino Film Festival dello stesso anno.
Esordio alla regia Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, Generazione anno zero (traduzione piuttosto libera dell’originale Rien à foutre e del titolo anglofono Zero Fucks Given) si propone come un’incursione nella precarietà lavorativa ed esistenziale di una gioventù alle prese con un’incertezza sentimentale e politica a tutto campo, schiacciata da ritmi alienanti e da una dispersione delle pulsioni e dei desideri in costante smembramento. Se il discorso sulla spersonalizzazione produttiva è tanto risaputo quanto telefonato, l’andamento complessivo di sceneggiatura e regia trova una buona e diligente misura in un’assenza di fronzoli funzionale al racconto, orchestrato anch’esso sotto forma di tappe e bisogni transitori, tra amori passeggeri, feste, alcol e applicazioni di dating. Il didascalismo di certe ingenuità smaccate è a tratti stucchevole, specie in scrittura (il nome della protagonista su Tinder è "Carpe Diem"), mentre lo stile semi-documentaristico con camera a mano regala le ambiguità formali più interessanti e azzeccate nella messa a fuoco dolente di una generazione condannata all’assenza di bussole, incagliata dentro traiettorie indefinite e votata quasi esclusivamente all’accumulo di sensazioni, in linea con un vitalismo fai-da-te, smesso a misura di smartphone, rigorosamente mordi e fuggi. Buona prova, all’insegna di una recitazione naturalistica e in sottrazione, della protagonista Exarchopoulos, probabilmente alla sua miglior prova dopo il film che la rivelò e lanciò, La vita di Adele (2013), e una nota di merito va anche al finale a Dubai con fontane, luci e la musica pop di Lady Gaga e della sua I’ll Never Love Again (forse il momento in assoluto più riuscito nel suo connubio di alienazione e commozione). Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2021 e passato in seguito in Italia al Torino Film Festival dello stesso anno.
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