Gigi la legge
2022
Paesi
Italia, Francia, Belgio
Generi
Documentario, Azione
Durata
102 min.
Formato
Colore
Regista
Alessandro Comodin
Gigi (Pier Luigi Mecchia) è un bizzarro uomo di mezza età che da anni presta servizio nella polizia locale del suo paese, nella campagna tra Veneto e Friuli. Le sue giornate, monotone e ripetitive, sembrano destinate a cambiare con l'arrivo di una giovane collega, che all'inizio conosce solo attraverso la radio.

Per questo lungometraggio Alessandro Comodin, regista e fotografo che vive da molti anni a Parigi, torna nella sua terra d'origine, San Michele al Tagliamento ("non è il posto dove vivrei ma l'unico a cui mi sento di appartenere"), e inizia  dal giardino della casa della nonna, dove ha trascorso la sua infanzia. La prima estenuante sequenza può essere considerata una vera e propria dichiarazione di poetica con tutti i pregi e i difetti del caso (ritmo, luce, durata): nella penombra la camera fissa inquadra Gigi che inizia una discussione con un vicino invisibile che vuole tagliare (le piante), ma lui risponde che non gli piace tagliare, con toni sempre più accesi dove l'italiano lascia ben presto spazio al dialetto. Da qui in poi sarà un susseguirsi di lunghi piani-sequenza, girati prevalentemente nell'intimità dell'auto di servizio dove viene inquadrato il protagonista da solo impegnato in lunghe conversazioni alla radio, oppure accompagnato da un collega (e in questo caso viene ripreso solo uno dei due per molti minuti, senza controcampo, mentre sullo sfondo vediamo la serenità del paesaggio rurale). Pur riconoscendo a Comodin una buona padronanza della grammatica cinematografica e la capacità di portare avanti un progetto personale e coerente, libero dalle regole classiche sia nella forma che nei contenuti con un budget molto limitato, la valutazione complessiva del film dipende molto dal livello di empatia che il protagonista riesce a trasmettere a ciascuno spettatore. Ognuno può considerare la sua performance tanto esilarante quanto irritante: l'onnipresente Gigi è lo zio del regista e interpreta se stesso (come quasi tutti coloro che appaiono sullo schermo), un vigile di campagna veramente soprannominato "Gigi la legge", che svolge il suo lavoro in modo meticoloso ma eccentrico, un tipico personaggio di paese unico nella sua normalità con caratteristiche quasi mitologiche. In quello che fino a oggi è il suo film migliore, il regista si limita a riprenderlo senza una vera sceneggiatura e dialoghi da recitare, in un clima sospeso tra realtà e fantasia tra saggezza popolare e follia individuale dove non è mai chiaro il confine tra rappresentazione e spontaneità: succede poco o niente in quest'opera minimalista ricca di fascino e suggestioni da non sottovalutare. Presentato alla 75esima edizione del Festival di Locarno, dove ha vinto il premio speciale della giuria. 
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