New York. James (Toby Regbo) ha appena finito il college, ma ha deciso di non intraprendere gli studi universitari. Quando comunica la sua decisione alla stravagante famiglia, scatena il malcontento generale, incontrando solo l'appoggio della nonna Nanette (Ellen Burstyn). I genitori sono preoccupati anche dall'atteggiamento solitario e isolato del ragazzo, che lo porta a vivere situazioni dolorose e imbarazzanti. Un giorno, il dolore causato dalla visione di questo film dovrebbe venir ripagato. Faenza vola negli States per realizzare un'opera di stampo pseudo internazionale, priva di un autentico spessore drammaturgico che possa farla uscire dallo sconfortante limbo in cui giacciono le pellicole senza sostanza, condannate alla più imbarazzante mediocrità. Le situazioni “difficili” in cui si trova James non riescono a coinvolgere in alcun modo: il regista prova ad adottare uno sguardo giovane per piacere ai giovani, ma il risultato è un effimero approccio personale che si adagia sul compromesso. Dialoghi verbosi e ridondanti, che sembrano scaturire dalla giustapposizione di aforismi più o meno banali. Protagonisti costruiti sui più scontati stereotipi della famiglia disfunzionale e personaggi di contorno, come la life coach o la nonna, degni di una fiction in due puntate della televisione generalista. Fastidioso quando cerca di andare in profondità, noioso in tutto il resto.