New York, 1944: Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe), figlio di un poeta (David Cross) e di una madre psicologicamente instabile (Jennifer Jason Leigh), è stato accettato dalla Columbia University: qui fa la conoscenza dell'eversivo e affascinante Lucien Carr (Dane DeHaan) che lo introdurrà nei circoli letterari e a personaggi del calibro di William S. Burroughs (Ben Foster) e Jack Kerouac (Jack Huston).

Basata sulla storia vera che ispirò il romanzo di Jack Kerouac e William S. Burroughs E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche (scritto nel '45 ma pubblicato solamente nel 2008), l'esordio del regista John Krokidas racconta gli albori della beat generation tramite il torbido episodio dell'assassinio di David Kammerer (Michael C. Hall), primo mentore di quella corrente letteraria di rottura che si proclamava come New Vision, sui passi di Arthur Rimbaud, William Butler Yeats e Walt Whitman. Se inizialmente Allen misura ossessivamente parole e assonanze, tramite Carr sembra riscoprire una nuova libertà creativa e sessuale, che infine coinciderà con il coming out. È un film che cerca di raccoglie tutte le suggestioni possibili sull'immaginario dei “nuovi poeti maledetti” prima che raggiungessero la vera maturità artistica – la droga, le feste, le azioni illegali – ma il ritratto generazione che propone rimane spesso in superficie. Formalmente abbastanza compatto, anche se a tratti troppo patinato, non preme con coraggio sui giusti punti, limitandosi a risultare un compitino ben svolto ma privo del giusto respiro. Così così Daniel Radcliffe in un ruolo, comunque, tutt'altro che semplice.