King Kong e i suoi protettori intraprendono un viaggio pericoloso per far trovare al gigantesco gorilla la sua vera casa. Lungo il cammino, però, incontreranno inaspettatamente un Godzilla infuriato, che sta seminando distruzione in tutto il mondo.

Film incentrato sullo scontro tra due delle icone cinematografiche più importanti del ventesimo secolo, Godzilla vs. Kong non è soltanto un crossover tra i lungometraggi con protagonisti i due celebri mostri, ma il quarto capitolo del cosiddetto MonsterVerse, saga americana iniziata con Godzilla nel 2014 e proseguita con Kong: Skull Island nel 2017. Due anni dopo il terzo film del franchise, Godzilla: King of the Monsters, è stato realizzato questo scontro dal sapore epico, già portato sul grande schermo nella prima metà degli anni Sessanta dal regista giapponese Ishiro Honda, artefice del primo, storico lungometraggio su Godzilla del 1954. Fin dalla prima sequenza di Godzilla vs. Kong ci si accorge che l’operazione firmata da Adam Wingard sarà incentrata sull’importanza delle relazioni, della solidarietà, del sostegno anche tra esseri viventi molto diversi l’uno dall’altro, all’interno di un mondo sempre più tecnologizzato e privo di un’anima degna di questo nome. È (paradossalmente?) un film umanissimo questo potente monster-movie che propone un incontro/scontro senz’altro gradito ai fan del genere, ma che tra le battaglie e le sequenze più dinamiche nasconde una profondità non indifferente. La narrazione spesso è macchinosa e purtroppo un po’ confusa (come nei capitoli precedenti della saga), ma nella seconda parte questi difetti vengono meno grazie a uno spettacolo visivo di altissimo livello, con effetti speciali giocati al meglio e una lunga sequenza a Hong Kong semplicemente perfetta. Se i dialoghi non sono certo il massimo, a colpire sono soprattutto gli sguardi dei personaggi, capaci di dire più di mille parole e i rapporti che i due mostri hanno creato con due ragazzine (in particolare Kong con la piccola Jia) sono davvero toccanti. Cast così così, ma di fronte a due mostri capaci di empatizzare così tanto con gli spettatori importa davvero poco.