Grass
Grass
2018
Paese
Corea del Sud
Genere
Drammatico
Durata
66 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Hong Sang-soo
Attori
Kim Min-hee
Jung Jin-young
Seo Younghwa
Ki Joobong
In un piccolo e poco frequentato caffè tre coppie si alternano in brevi ma intense e imbarazzanti conversazioni, mentre una donna solitaria (Kim Min-hee) sembra quasi spiarli, ma forse è tutto frutto della sua immaginazione di aspirante scrittrice. Anche lei deve calarsi in una di queste discussioni quando accompagna il fratello dalla fidanzata e mette in guardia i due sulle difficoltà di una relazione stabile e sull'eventuale matrimonio. Nel finale i "sei personaggi" invitano il proprio "autore" a raggiungerli al loro tavolo.
 
Nel suo ventiduesimo lungometraggio il regista e sceneggiatore Hong Sang-soo aggiunge un altro tassello alla sua personalissima e originale produzione, fatta di tante ripetizioni e autocitazioni e di qualche variazione sui temi a lui più cari. Un elegante bianco e nero ci conduce in un cinema autoriale popolato da intellettuali, qui soprattutto attori di varie età, personaggi che spesso non hanno un nome e di cui non è chiara la natura dei rispettivi rapporti, ma che in ultima analisi riflettono sul modo di fare cinema e su come scrivere una sceneggiatura, dove non mancano elementi riflessivi e metalinguistici che raddoppiano e stratificano la narrazione. Rispetto ai tradizionali argomenti di conversazione dei film precedenti qui i toni sono più cupi e tra le varie chiacchiere si parla in varie forme anche di morte, ma la pellicola pecca comunque dello spessore necessario per coinvolgere e finisce per risultare piuttosto mediocre, priva di grandi pregi o di evidenti difetti. Tutto ruota attorno alla bellissima Kim Min-hee, che dopo avere interpretato l'affascinante Lady Hideko in Mademoiselle di Park Chan-wook è stata una presenza costante nelle opere di Hong Sang-soo, con cui ha avuto una controversa relazione durata alcuni anni. Qui osserva, ascolta, sorveglia, suggerisce, recita anche il ruolo della pedante sorella maggiore, prima di tornare dai "suoi" personaggi. Così facendo supera continuamente la linea di demarcazione tra il presunto piano della realtà e quello della finzione, in un continuo cortocircuito narrativo dove ha un ruolo centrale la panoramica a schiaffo, il movimento di macchina preferito dal regista, che crea raccordi secchi e improvvisi. Presentato nella sezione Forum del Festival di Berlino 2018.
Maximal Interjector
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